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sul blog del Caffè Letterario La Luna e il Drago

venerdì 22 febbraio 2019

Grande successo per la manifestazione dedicata a Don Cosimo Occhibianco

Poste le basi per un percorso antropologica sugli scritti di don Cosimo Occhibianco.  "Don Cosimo Occhibianco va letto sul piano scientifico antropologico e non come uno studioso locale", il primo lancio che ha sottolineato Pierfranco Bruni. Grande  successo per la manifestazione dedicata a Don Cosimo Occhibianco in occasione della giornata Internazionale della Lingua Madre, tenuta presso il Teatro Monticello a Grottaglie. 
La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto ha supportato gli Istituti scolastici ‘De Amicis’ e ‘Moscati’ di Grottaglie (TA) e il ‘Casalini’ di San Marzano di San Giuseppe (TA) nell’organizzazione della giornata in ricordo delle ricerche di stampo sociolinguistico ed etnoantropologico condotte dal compianto Don Cosimo Occhibianco. 
Il coordinamento dell'incontro è stato affidato al prof. Giorgio Rosso. Lodevoli gli interventi dei dirigenti scolastici prof.sse Maria Teresa Alfonso e Anna Sturino, della Soprintendente, Arch. Maria Piccarreta, le testimonianze di Don Luciano Matichecchia e della giornalista Raffaella Capriglia e la relazione  del Responsabie Antropologia della  Sabap-le, dott. Pierfranco Bruni. 
La data intende commemorare il 21 febbraio 1952, in cui alcuni studenti furono colpiti e uccisi dalla polizia a Dacca, la capitale dell’attuale Bangladesh, mentre manifestavano per il riconoscimento della loro lingua, il bengalese, come una delle due lingue nazionali dell’allora Pakistan.
Una gran bella serata, quella grottagliese, con il saluto tra gli altri di don Alessandro Greco a nome del Vescovo di Taranto. Prossimi convegni su Don Cosimo Occhibianco a Taranto e Lecce.

venerdì 15 febbraio 2019

Da Pierre Teihard de Chardin ad Alfredo Cattabiani nella ricerca di don Cosimo Occhibianco nel convegno di Grottaglie

PIERFRANCO BRUNI* 




Don Cosimo Occhibianco tra i premiati al Premio Battista 
“Il passato mi ha rivelato la struttura del futuro”. È un concetto forte di Pierre Teilhard de Chardin, del quale Cosimo Occhibianco conosceva attentamente il suo pensiero, perché la sua laurea in filosofia era stata dedicata proprio a questo pensatore nato nel 1881 e morto nel 1955. Infatti, alla base del suo ricercare c’è l’idea del legame tra passato e futuro. Nella ricerca di don Cosimo Occhibianco si possono individuare almeno tre percorsi che hanno caratterizzato il suo essere etno-antropologo, etno-linguista ed etno-tradizionalista (nel senso di ricercatore delle tradizioni, ovvero della Tradizione di una comunità. 

Don Cosimo Occhibianco studia la parola nel suo incipit e nelle sue metamorfosi catturando quelle radici che sono alla base di un lessico e di una sintassi prettamente popolari (il concetto di “popolare” non ha una versione gramsciana, piuttosto demartiniana. La lingua italiana, infatti, nasce dal ceppo di una cultura popolare, le cui radici, in questo caso preciso, sono greco - latine. Bisogna fare attenzione, però, a non intrecciare cultura e lingua. La cultura popolare contiene, certamente, anche la lingua, ma include, in modo articolato, dei modelli in cui la tradizione dei costumi, dei riti e della centralità dell’uomo costituiscono un importante punto di riferimento tra antropos ed etnos.

domenica 10 febbraio 2019

Giornata Internazionale della Lingua Madre a Grottaglie con un Convegno su don Cosimo Occhibianco antropologo delle lingue

Pierfranco Bruni *


Convegno a Grottaglie (Cfr. il Programma)  per guardare tra le pagine storiche e antropologiche di don Cosimo Occhiobianco. Rigore. Scientificitá. Istituzioni.

La lingua, i linguaggi, le parole sono fenomeni di una antropologia che si recupera attraverso modelli non solo demologici ma geo-etnici. Ovvero la Tradizione diventa la sintesi sei costumi di un popolo e di una comunità. Popolo e comunità sono la socializzazione delle antropologie. Antropos!  La questione demoetnoantropologica, perché di questo si tratta, che interessa   don Cosimo Occhibianco è un attraversamento ontologico dei linguaggi divenuti comunità. 


Uno studioso dagli strumenti antichi, raccoglitore di testimonianze sia umane che antropologiche.  Il suo dialetto, recuperato nella forma originale, ha dimostrato realmente come possa essere usato in termini non solo identitari, ma anche di ricerca sul piano di una nuova demoetnoantropologia. 
Tra gli elementi che ha posto come base vi è il “vocabolario” usato come funzione comunicante, grazie a storie da lui recuperate e trasformate in modelli antropologici moderni. Per alcuni aspetti ha utilizzato la tecnica di Ernesto de Martino e di quella scuola applicata sul materiale depositato e sviluppato in grafica del territorio, ovvero quella dell’ascoltare e del raccogliere, ponendo nel mosaico delle lingue non solo la parola, ma anche le immagini. 

domenica 3 febbraio 2019

Pierfranco Bruni ci porta in una favola infinita con la sua poesia della tradizione Edita da Macabor

Marilena Cavallo

E’ della Poesia catturare il Mistero per scrutarlo con occhi di stupore e contemplarne il Segreto. C’è uno spazio in cui l’anima ama ritrovarsi. Il poeta lo cerca, lo sceglie e lo vive. 
Questo spazio si chiama verso. Lì abita il poeta. Il poeta che ha ha pubblicato recentemente  "La favola infinita" per la preziosa casa editrice  Macabor.  

Serrato nella corolla di un fiore, il polline custodisce la vitalità stessa della pianta, così, cesellato nei piedi di un verso, il canto poetico nasconde la sua arcana malìa. Nel suo cammino e tra i suoi “appunti di viaggio” Bruni poeta lascia cadere briciole di verità, che non portano alla dolcezza della casa di marzapane nel bosco, ma nel laborioso e labirintico formicaio delle memorie del sottosuolo. Quella che lui racconta è una storia che viene da lontano, ha echi di paese, di un paese che ha l’alito del vento e di cui non sa “più ora raccogliere i frammenti”.  

E tra questi versi lo si incontra fanciullo con i pantaloni alla zuava, le ginocchia sbucciate e occhi carichi di futuro. Se c’era una volta un bambino che correva in via Carmelitani e dal balcone lanciava “occhiate furtive”, ora c’è un poeta che raccoglie i “frantumi d’infanzia sulle mani rugose “di un padre, mai perso nel cuore e nei versi, come “in un volo d’aquila”.