2020 23 Novembre: Ore 19.34
Sono trascorsi 40 anni da quella domenica sera del 23 Novembre 1980,
quando l’orologio di Piazza Prefettura, a Potenza, si fermò alle 19.34.
“…Da lontano s’ode un forte boato, poi la terra comincia a tremare, in
continuità per un tempo che sembra infinito. Novanta lunghi secondi e quelli
finali creano un movimento ondulatorio così forte che tocca lo stomaco. Non si
ha il tempo di capire; quando la mente assimila
quello che sta accadendo è già troppo tardi: tutto si è compiuto..
Le macerie, le pietre ed i muri di fango e la polvere soffocano le grida
che s’inseguono e dopo si fermano e muoiono.
Le case di molti paesi, antichi presepi, posti in cima alle colline,
hanno ceduto, seppellendo, nell’ultima scossa ondulatoria di 15 secondi, tutto!
Dopo un lungo silenzio, si cerca di comprendere, e con gli occhi lavati
dalle lacrime si comincia a scavare con le mani, cercando, una voce, un palpito
di vita nell’oscurità…
Qui c’era la mia casa…
I miei figli erano in Chiesa per la funzione….
Dal buio profondo ed impenetrabile si odono delle voci fievoli e da
lontano un abbaiare di cani.
Anche la nostra anima è sconquassata, il pianto non c’è, tutto è stato
così improvviso.
Un
terremoto, del X (in sei paesi), del IX e VIII grado Mercalli ha raso al suolo anche la nostra coscienza!” (M.S.)