La notte del 16 giugno 1816, a Villa Diodati presso Ginevra, Lord
Byron, Percy Shelley, la moglie di questi Mary, Claire Clairmont (matrigna di
Mary e amante di Byron), il dottor J.W. Polidori (segretario di Byron, dopo
esserlo stato di Vittorio Alfieri), si sfidarono a concepire prima dell'alba un
racconto dalle tinte soprannaturali.
Pare che la suggestione venisse dalla lettura di un'antologia
tedesca intitolata Phantasmagoria,
che peraltro non è mai stata rintracciata. Esiste una spiegazione alternativa: phantasmagoria era anche il nome dato in Inghilterra alla "lanterna magica", per la sua capacità di proiettare spettri sulle pareti.
Da quella notte nacquero due opere fantastiche destinate a
fondare il genere horror: Frankenstein o il Prometeo moderno di Mary Shelley e
Il vampiro di Polidori (a lungo attribuito a Byron). Dal gotico si passava
dunque all'horror, complice la lanterna magica, antenata del cinema. Il
romanzo Frankenstein fu infatti definito all'epoca una fantasmagoria, in
quanto scandito in singole scene impressionanti.
ma non sarà lord byron a dare forma letteraria al
mito del vampiro romantico bensi' John William Polidori (1795‑1821),
giovane medico che morirà suicida (figlio di Gaetano Polidori, il primo
traduttore italiano de Il castello d'Otranto di Horace Walpole). Al seguito di
George Gordon Byron, in qualità di suo medico personale, il giovane Polidori è
presente la fatidica sera del 16 giugno 1816 nella Villa Diodati, sul lago di
Ginevra, quando un'animata conversazione sui temi del mistero e del
soprannaturale sfocia in una sorta di scommessa a stenderne dei testi
esemplari.
Mary Shelley ne trarrà il suo Frankenstein, Byron
quella storia di vampiri mai condotta a termine (il «Frammento») e Polidori,
amareggiato e astioso nei confronti del suo Lord, con il quale intrattiene
rapporti non facili e da cui sarà presto sbrigativamente licenziato, una
brillante vendetta letteraria. Così Il vampiro (1819) di Polidori, modellato
sul frammento byroniano, veste i panni del poeta col trasparente pseudonimo di
Lord Ruthven e ne narra le poco esaltanti gesta in giro per l'Europa.
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