Un saggio che scava nelle “parti” nascoste del Vate.
Gabriele D’Annunzio a 150 anni dalla nascita. Un libro di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni: “Io ho quel che ho donato”.
Presentazione alla Fiela del Libro di Roma 7 dicembre -
Il saggio dedicato a Gabriele D’Annunzio di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni dal titolo: “Io ho quel che ho donato”, edito dalla Casa editrice Nemapress, con contributi di : Emanuela Forgetta per la Catalogna , Stefan Damian per la Romania , Arjan Kallco per l’Albania, Andrea Guiati per gli Stati Uniti d’America, André Ughetto per la Francia , Valentina Piredda per l’Austria, (Componenti dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari), sarà presentato ufficialmente, per i 150 anni della nascita di D’Annunzio, (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938) alla Fiera del Libro di Roma il prossimo 7 dicembre.
Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni hanno indagato tra le pagine e nella vita di D’annunzio tracciando delle linee originali e portando sullo scenario letterario una lettura innovativa, coraggiosa e ricca di importanti stimoli. E’ considerato un saggio che apre delle prospettive nuove ad un D’Annunzio dentro tutto il Novecento tra letteratura, estetica e antropologia e scava nel “nascosto” letterario e umano di Gabriele.
Neria De Giovanni è Presidente dell’AICL, critica letteraria e saggista. Pierfranco Bruni è scrittore e Vice presidente del Sindacato Libero Scrittore oltre ad essere esponente di spicco dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari.
“Abbiamo voluto ricordare l’opera di D’Annunzio, a 150 anni dalla nascita, sottolineano Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni, constatando che non sempre la critica ufficiale, accademica ed universitaria, ha dato seguito a percorsi innovativi, a tutto campo, sull’attività letteraria del Vate all’interno dei processi letterari moderni. Il nostro studio cerca nelle pieghe della sterminata opera dannunziana, zone ancora poco esplorate o lette in maniera distorta, ideologicamente preconcetta”.
Il saggio si esplica su alcuni percorsi e presupposti precisi. Infatti sia Bruni che De Giovanni dichiarano: “L’estetica è nel D’Annunzio che lega il senso del tragico al sublime. Un percorso in cui l’eros è nella sensualità, la quale assume una dimensione certamente “carnale” ma anche metafisica attraverso una griglia simbolica che trova nel romanzo che segna il Novecento Il fuoco un punto centrale. C’è una originalità che tocca elementi mitico – sacrali certamente ma si inserisce, il viaggio dannunziano, in una visione che è quella del magico e dell’alchemico. Si pensi al suo rapporto con gli oggetti”.
I due autori si soffermano anche sui simboli rappresentativi dei luoghi dannunziani.
Pierfranco Bruni chiarisce così: “I luoghi di D’Annunzio sono una lettura interpretativa degli oggetti. Il Vittoriale è ricco di segni e di simboli. La tartaruga è un rimando prettamente sciamanico. Come lo sono le aquile. Come lo è il Budda. Ci sono archetipi non solo classici occidentali ma i riferimenti provenienti dall’Oriente, in D’Annunzio, restano fondamentali. Una chiave di lettura ad intreccio che aprirà nuove prospettive interpretative. Il mondo tragico e quello sciamanico sono aspetti da leggere con molta attenzione”.
Mentre Neria De Giovanni cesella: “Il D’Annunzio poeta viene affrontato nelle raccolte meno note, i libri delle Laudi del cielo, del mare, della terra, degli eroi (1903-1918) che per l’impostazione ideologica irredentista e nazionalista, non hanno avuto buona lettura, diremmo alcuna lettura, negli anni trascorsi alla luce di una preponderante ideologia impossessatasi anche dell’esercizio critico. Ovviamente lo stile letterario dannunziano è stato contestualizzato e storicizzato anche confronto con la coeva produzione poetica italiana”.
Il volume è arricchito da una Appendice critica a cura di alcune esponenti nazionali dell’AICL- Associazione Internazionale dei Critici Letterari che hanno presentato la fortuna della traduzione delle opere dannunziane in Catalogna, in Romania, in Albania, negli Stati Uniti, in Austria e in Francia.
Il titolo scelto per l’intero volume è la famosa epigrafe che D’Annunzio stesso volle fosse apposta all’ingresso del Vittoriale, perché veramente egli molto ha donato...
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