Il 9 settembre di un anno fa moriva Alberto Bevilacqua. Con il libro che Pierfranco Bruni ha dedicato ad Alberto Bevilacqua si apre una discussione sia sul ruolo delle letteratura sia sul rapporto tra mistero e linguaggio.
In “Spegnersi per non consumarsi. Io e Alberto Bevilacqua” (Casa editrice Pellegrini) Pierfranco Bruni pone una seria questione che è quella del ruolo della letteratura e della scrittura oltre qualsiasi forma realista.
Nel libro dedicato a Bevilacqua, già in distribuzione e già in edizione formato e – Book da Pellegrini, si sottolinea l’importanza sia di una estetica dei linguaggi sia il recupero metafisico sia il vivere la parola tra i simboli, i miti dello sguardo e gli archetipi.
“C’è sempre qualcosa di sacro, ha dichiarato Bruni, che va oltre ogni realtà ed è quella della religiosità, della magia e dell’esoterico. Aspetti che si trovano fortemente sia in Berto che in Alberto Bevilacqua”.
Il lavoro di Pierfranco Bruni, che vede la decisa collaborazione di Micol Bruni e un ricordo di Mauro Mazza, si arricchisce di un repertorio fotografico inedito e di una lettera di Bevilacqua indirizzata a Pierfranco Bruni nella quale emerge la grande umanità dello scrittore de “La Califfa”.
Il punto nevralgico di questo nuovo lavoro di Bruni è nella continuità della scrittore che ha dedicato testi a Pavese, alla magia Mediterranea, all’alchimia del mondo sciamanico. Oltre la realtà, dice Bruni nei suoi libri, c’è il mistero e il sublime dell’arte che è profezia.
Un libro che si legge come un romanzo.
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