di Micol Bruni
Micol Bruni |
In fondo il Mediterraneo ha una sua struttura geografica tra le chiavi di lettura che vivono gli Orienti come scavo di civiltà.
L'Asia, in un immaginario, geo-politico, è una "coniugazione" non solo tra storia e assetto territoriale, ma è stata vissuta e viene vissuta come una estensione tra l'eredità di un mondo chiaramente ben delineato anche in termini archeologici e antropologici.
Ma oltre questa chiarificazione la cultura Armena è spiegabile soprattutto in un rapporto tra diaspora e genocidio.
Credo che sia culturalmente incomprensibile penetrare l'anima armena senza ricordare il genocidio e senza avere la consapevolezza di un genocidio che ha segnato la grande tragedia ideologica del Novecento. Un popolo attraversato dalla coerenza cristiana che è diventata la vera identità di un popolo che è civiltà.
Un attraversamento che si è definito nella identità. Proprio questa identità difesa sino ad accettare il genocidio ha reso gli Armeni custodi di una tradizione in un percorso in cui la civiltà è dentro quella eredità, in cui la cristocentricita' resta fondamentale.
Si tratta di un punto di riferimento dal quale non è possibile prescindere. Gran parte della letteratura Armena nasce da un humus che è quello della diaspora. Tale diaspora ha posto al centro una filosofia e un pensiero anche storico - giuridico.
Il mondo cristiano, in Armenia, è stato una barriera prima contro la diffusione dell'islamismo in una realtà europea e successivamente ha costituito un polo unitario contro il comunismo. Questo inciso storico è il grimaldello per penetrare il dualismo tra letteratura (poesia e narrativa) e racconto della diaspora. Mi sembra un dato intorno al quale si è sviluppata sostanzialmente quella realtà che ha realizzato un vero e proprio processo esistenziale di un popolo dal quale non si possono scindere vita, letteratura e tragedia.
C'è un altro fattore che insiste nella cultura Armena. La sua narrativa ha uno spazio storico e storiografico. Mentre soprattutto la poesia ha delle "pieghe" che delineano un processo in cui la favola, la leggenda e la Fabula insistono nel fascino di un incontro con il canto e la danza.
Raccontando la cultura Armena è intrecciare il tragico del genocidio e il canto della Fabula. Una tradizione e una storia tragica. In questo itinerario l'anima di un popolo. In quest'anima il viaggio di un popolo nel destino di una civiltà in un anno indimenticabile: 1915. Il genocidio Armeno è nel tragico che ha segnato la vita e le vite, il popolo e i popoli, la civiltà di un Novecento che continua ad insistere tra i nostri giorni.
A cento anni dal genocidio la storia è un vissuto da non dimenticare.
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