...fuggita al Genocidio Armeno tra le
annotazioni dell’eroe decorato nella Grande Guerra Agostino Gaudinieri
di Pierfranco Bruni
La letteratura entra nella storia. La storia
ha bisogno della letteratura che racconta e recita la vita, l’immaginario, le
emozioni, il senso – sensualità e la tragedia di un popolo. Quello Armeno. Ma
la storia ha sempre bisogno dei documenti. La letteratura è un gioco profondo
nella vita degli uomini che vivono la parola attraversandola grazia alla
poesia, al raccontare, alla fiaba – leggenda.
Mi occupo non da ora della “questione” Armena
e in particolare della letteratura, di quella letteratura che trova in quattro
strade dei percorso che possono definirsi anche metaforici e sostanzialmente
metafisici. Perché la metafora e la
metafisica nel linguaggio poetico si abitano. Le quattro strade: la Patria abbandonata, lo
sradicamento, la fuga – viaggio, la diaspora. Quattro “finestre” aperte sul
“deserto” dell’esilio.
La poesia Armena ha saputo cogliere e raccogliere
questi scavi. I versi di Fiore di Luna
Tavarian sono completamente
inediti. Nata in un villaggio nella geografia di Ararat, del Monte Ararat, (più
che un villaggio si trattava di un agglomerato di case, capanne, incavi di
terra). La data probabilmente è il 1892. della sua vita si sa ben poco. Così
come della sua morte.
L’unica notizia di cui sono venuto in
possesso è tra alcuni appunti del colonnello Agostino Gaudinieri che ho avuto
modo di analizzare perché sono stati da me rinvenuti nella mia casa in
Calabria. Tra questi appunti si parla di Fiore di Luna Tavarian che venne aiutata dal Gaudinieri
intorno al 1916 – 1917. Gaudinieri, (nato nel 1892 e morte nel 1966) era allora
un tenente ferito a Bosco Cappuccio durante la Grande Guerra e piùvolte
decorato. Pare che abbia conosciuto in quegli anni Fiore di Luna
Tavarian fuggita dall’Armenia proprio nei mesi del Genocidio.
Una poetessa Armena che era giunta in Italia
ed aveva incontrato il nobile Agostino Gaudinieri. Pochissime notizie ho di lei
tranne una breve racconta di versi dal titolo: “Tremò anche la terra di Ararat”.
Una poesia vibrante nella quale ci sono tutti quegli elementi che sono vivi
nella letteratura Armena e nel rapporto tra la cultura Orientale e Occidentale.
È su questa poetessa che sto cercando di
leggere quei particolari che intrecciano filigrane di storia con poesia in una
visione sia direttamente letteraria che antropologica.
La metafora della Luna è nella visione della
cristianità del viaggiare nei racconti della Bibbia, mentre il Sole è la
centralità di Cristo. Ma ci sono anche tasselli di sensualità che rendono la
poesia di Fiore di Luna Tavarian una straordinaria poetessa Armena
nell’incrocio, appunto, tra il mondo asiatico e quello mediterraneo, ovvero tra
gli Occidente e gli Oriente, ma la terra di Ararat resta centrale.
Le poesie di Fiore di Luna Tavarian sono 30,
qui si pubblicano le prime 15.
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“Tremò anche la terra di Ararat”
di
Fiore
di Luna Tavarian (1892 - ?) Flower Moon Tavarian
1.
… e tremò anche la terra di Ararat
negli zoccoli dei cavalli
che urtavano la morte della luna
e l’infrangere del pianto fu nella storia…
2.
… non ci furono più melograni
e la leggenda delle tre mele
trovò il solco della sabbia
battuta come deserto di pietre…
3.
… ci svegliammo quando l’alba fu soltanto
un’ombra
e la notte aveva gli occhi dell’oblio…
4.
… non giunse la morte
e il tempo mi tolse l’urlo del terrore
mentre si frantumò lo specchio della pietà
che smarrì una primavera mai raggiunta…
5.
… non fu come la notte
e l’alba di Troia
si ruppe l’anima
nell’inchiostro degli albicocche
mai fiorite…
6.
Varian non lo vidi più.
Si perse nel pianto del Cristo di sangue
che precipitò nello scavo delle acque
spezzate
dalla lancia nel costato…
7.
… non nascono fiordalisi
dalla cenere calpestata dai cavalli impazziti
tra i solchi di anime vissute
che hanno lo strazio di un vento di sangue…
8.
… si può smarrire il ricordo e perdere la
memoria
ma le nuvole del sonno hanno ombre
impastate di nostalgie nel taglio dell’Arca
tra lo sguardo di Noè
antico guardiano dei cieli di Ararat.
9.
Ci fu Aristofane che dialogò con le Nuvole
e disse che vanno e vengono
ma ogni pianto si fermò
nell’angolo dove l’alba ha appuntamento con
la luna…
10.
… e il cammino non fu lungo
fu un cammino
e le strade si divisero e ognuno di noi portò
una mela in dono
… ci furono tre mele
ma i destini furono molto di più.
11.
… breve è ogni storia
perché ogni storia ha una sua fine
e la fine è un disegno
e troppo immenso è il destino…
12.
… li vedemmo arrivare
ma non ripartire
… chi partì fummo noi
tra la furia e la fuga
e la luna rimase come ghiaccio
nella trasparenza di un giorno infinito
che ha echi di altri infiniti…
mentre tremò la terra
nelle radici di Ararat…
13.
Raggiungimi
Soltanto raggiungimi non dire altro
Non cercarmi
Se vuoi sai dove abita il mio viaggio
E tu alle porte della sera
Raccoglierai il mio tempo...
14.
Ci
fu solo il vento che fece il suo cammino tra i miei capelli e poi sul filo del Mar Nero gli
orizzonti ci condussero nella terra di Ararat
Non ci siamo mai arresi amore mio anche quando la Luna aveva perso il mare e il
cielo aveva il rosso della pioggia
nei campi delle nostre pianure
Ti ho detto soltanto
Non arrenderti
Poi i tuoi occhi entrarono nei miei occhi..
15.
Ci
fu trasparenza quella notte
zingara che ho dell'Armenia
lo scavo dello sguardo e il Sole
Poi i il giorno nuovo ci portò il mare negli occhi
e la tua eleganza custodì il respiro del vento
sulle mie labbra
Attraverseremo la terra di Ararat
per vivere i deserti e abitare i luoghi dell' anima...
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