Il Mediterraneo come coerenza negli scritti di Pierfranco Bruni a 40 anni dalla sua prima pubblicazione al Teatro Comunale di Cassano Ionio al Premio Magna Graecia il prossimo 6 giugno
A 40 anni dalla prima pubblicazione dal titolo “Ritagli di tempo” (1975, Pellegrini) su Pierfranco Bruni si parlerà nell’appuntamento del Premio Nazionale Magna Graecia – Troccoli il prossimo 6 giugno a Cassano Ionio, in Calabria, nel prestigioso Teatro Comunale. L’Omaggio a Pierfranco Bruni vuole essere un segnale preciso e per l’occasione sono state allestite delle iniziative appropriate.
Il tema culturale della serata porta come titolo: “Pierfranco Bruni e ai suoi quarant’anni di scrittura”, e si svilupperà con una originale conversazione con il giornalista Gianpaolo Iacobini. Sarà presentata, inoltre, la videointervista di Gigi Marzullo, dal titolo “Pierfranco Bruni, l’uomo e lo scrittore” e la Cartella con cinque tavole a colori di Enzo Palazzo e Giuseppe Di Pressa, un attraversare Bruni scrittore e critico letterario.
Pierfranco Bruni venne definito da Alberto Bevilacqua lo scrittore mistico e sciamanico del Novecento. Antonio Ghirelli parlò della sua scrittura come “ delicato lirismo e forma”, Gesualdo Bufalino lo definì uno “scrittore nobile”, Ferruccio Ulivi disse che Bruni è uno scrittore di “sentimenti, di impegno e di solitudine”, Salvatore Valitutti lesse la sua “magia”, Stanislao Nievo sottolineò la sua “eleganza e la sua misura solitaria”, Mario Pomilio lo definì poeta della “pulizia e della esattezza…”. Mario Marti disse di lui che è uno scrittore la cui parola è fatta di “grani di rosario. …una preghiera”.
Da “Via Carmelitani”, la cui prima edizione risale al 1983 e la quarta edizione accresciuta addirittura al 1990, libro che ha segnato una delle prime tappe fondamentali nel percorso poetico, sino a “Come un volo d’aquila” del 2013 la poesia di Pierfranco Bruni ha avuto ed ha una pagina critica di notevole spessore tanto che si è parlato di una poesia piena di “eleganza e di misura solitaria” (Stanislao Nievo), mentre Mario Pomilio ha definito i versi di Bruni, in tempi lontani, “puliti ed esatti” e Raul Maria de Angelis, lo scrittore che diede voce a Maria Zambrano in Italia, sottolineò che la poesia di Bruni “è una poesia senza macchia”. Stefano Zecchi fece la prefazione a “Paese del vento” legandolo in modo alchemico a “Il mare e la conchiglia”. Ma furono numerosi i critici che si sono occupati, proprio negli anni Ottanta/Novanta della poetica di Bruni. Si pensi agli scritti di Giuseppe Selvaggi, di Antonio Ghirelli, di Mario Marti, il quale scrisse che i suoi versi “scorrono come i grani di un rosario… quasi come una preghiera”, di Ferrucci Ulivi, di Francesco Grisi, di Donato Valli che poi fece la Prefazione a “Viaggioisola” del 1992, di Salvatore Valitutti che parlò di “magia delle parole”, di Michele Dell’Aquila, di Giuseppe Pederiali, di Gesualdo Bufalino che li definì “versi belli, scanditi da una nobile e lenta malinconia”.
Bruni nasce come poeta, ma il suo tracciare i linguaggi lo portano subito al romanzo di “Paese del vento”, romanzo che ha avuto ben quattro edizioni con una ultima di estrema eleganza e poi “L’ultima notte di un magistrato” (tre edizioni), “L’ultima primavera” (due edizioni), “Passione e morte” (due edizione e con edizione tradotta in Romania). Con “Paese del vento” il mistero è dentro la memoria che si trova nel ciclo successivo, che va da “Quando fioriscono i rovi”, dove già compare la figura di San Paolo a “Il mare e la conchiglia” dove campeggia la metafora del faro, a “La bicicletta di mio padre”, “ sino ad Asmà e Shadi”, che è un Cantico dei Cantici nell’amore passione, trasparenza e rinuncia.
L’innesto alchemico delle ultime pagine della “Bicicletta di mio padre”, in cui si parla del mondo magico e sciamanico per approdare a “Che il dio del Sole sia con te”, un intercalare tra gli Orienti e le fede: dall’Oriente mediterraneo al mondo tibetano, costituisce la stagione nella quale si vive il suo tempo contemporaneo. A questa filosofia Pierfranco Bruni si è spesso richiamato, ma la summa di questo suo viaggio è leggibile in “La pietra d’Oriente”, romanzo che riscuote molti consensi e che pone in essere una letteratura che è poetica dell’esistere tra estetica e metafisica.
Numerosi restano i suoi saggi di critica letteraria e i suoi studi sulle antropologie dei popoli e delle letterature come il tomo “Mediterraneo” ed ora la sua entratura nella favola – fabula armena lo porta verso nuovi cammini. La trilogia poetica: “Giorni di sempre” (1975), “Via Carmelitani” (1984 – 1990), “Fuoco di lune” e “Come un volo d’aquila” (2004 - 2013). La prima trilogia narrativa: “Paese del vento” (1995), “Quando fioriscono i rovi” (2004), “Il mare e la conchiglia” (2007). La seconda trilogia narrativa: “La bicicletta di mio padre” (2011), “Asmà e Shadi” e Che il dio del sole sia con te” (2013), “La pietra d’Oriente” (2015). Recentissimo è il suo libro su San Paolo: “L’altare della speranza”.La metafora e il viaggio- sono due elementi vitali, secondo Alberto Bevilacqua, nel raccontare di Pierfranco Bruni. “La parola ha un cuore immenso se riesci a leggerla ora e soprattutto domani”.
L’Ufficio Stampa
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