di Michele Santoro
Lucania 1961 di Carlo Levi Particolare2 |
E’ con
gran piacere che Presenza Lucana, dopo aver festeggiato i 100 anni dalla
nascita dell’artista piemontese, nel 2002, con una serie di tre appuntamenti di
rilievo, nell’arco dell’anno, ha sentito il bisogno di ripresentare, a settanta
anni dalla sua prima pubblicazione, il testo capolavoro della letteratura del
Novecento: “Cristo si è fermato a Eboli”. A voler fare un gioco di numeri
formato dalle date e coincidenze del testo e dell’Autore, se ne scoprirebbero
tre:
80 (1935)
l’anno in cui Levi fu inviato al confino; Prima a Grassano e poi ad Aliano;
70
(1945) anno della prima pubblicazione Einaudi editore, del testo “Cristo si è
fermato a Eboli”;
40
(1975) gli anni della scomparsa di Levi.
I
relatori saranno:
·
Pierfranco Bruni, (poeta,
scrittore, saggista, giornalista) uno dei più attivi studiosi italiani degli ultimi
anni.
·
Marilena Cavallo (Docente
al Liceo Moscati di Grottaglie, studiosa e saggista). In questo periodo ha
ricevuto un ambito Premio “Giuseppe Calogero”, come studiosa, che ritirerà a
Reggio Calabria il 19 Dicembre.
Sono previsti gli interventi di:
·
Sindaco di Grassano:
Francesco Sanseverino.
·
Sindaco di Aliano:
Luigi De Lorenzo.
Le
letture saranno proposte da
·
Mario Calzolaro, fine
dicitore, da moltissimi anni vicino all’Associazione. Ha pubblicato in questi
giorni un testo poetico dal titolo: Terra mia, ascolta t’ascolto, con
prefazione di PierfrancoBruni.
Quando
si torna a parlare di un testo, già a lungo illustrato, con tanti motivi
studiati e proposti, si ha un senso di difficoltà iniziale. Cristo si è fermato
a Eboli, come un Vangelo, era entrato nelle case dei lucani che volevano
scandagliare per trovare, antropologicamente, come un torinese, “U forestiere”
li avesse presentati all’esterno. E’ stato grazie a questo libro denuncia della
condizione meridionale, a distanza di molti anni, dalla visita di Zanardelli e
della legge sulla “Questione Meridionale”, che i lucani avevano scoperto che nella
dialettica politica nazionale esisteva anche la loro regione.
I lucani sono profondamente grati a
quest’uomo del Nord, che solo la casualità, data da un “confino” di polizia
(“pericoloso per l’ordine nazionale per aver svolto attività politica tale da
recare nocumento agli interessi nazionali”), negli anni più bui della storia
d’Italia, portò, con altre migliaia di cittadini, intellettuali, nel sud. La Basilicata
era ancora terra somigliante, in alcuni punti, a un paesaggio lunare, bruciata
dal sole, incoltivata, malarica nelle sue vallate e con i paesi che spuntavano
all’improvviso sui cucuzzoli di colline argillose (i calanchi) con strade
tortuose, simili a tratturi appena accennati da un continuo calpestio di asini
e muli, ai cui bordi cresceva solo la gramigna (Agropyrum repens)!
L’uomo Levi guarda stupito a questa nuova
realtà e osserva con l’occhio attento e scrutatore del pittore, le montagne con
i calanchi, la solitudine e la miseria degli abitanti dei paesi, arroccati sulle
colline, ascolta le storie dei briganti, delle fate, dei lupi mannari e le
annota per raccontarle, dieci anni dopo, nel romanzo “Cristo si è fermato ad
Eboli”, che è essenzialmente un libro rivelatore della Lucania e suscitatore
d’interesse per la stessa regione e per i suoi “cristiani”.
Pochi non hanno apprezzato i toni gravi con i
quali Levi aveva descritto la realtà di un mondo, tanto antico e diverso in cui
si era trovato catapultato, suo malgrado, per problemi politici. “Le case dei
contadini sono tutte uguali, fatte di una sola stanza che serve da cucina, da
camera da letto e quasi sempre anche da stalla per le bestie…”
In una lettera scritta alla madre,
inizialmente, confessa di avere difficoltà: “A rendere concreto, in immagini,
il paesaggio che circonda Grassano”.
In seguito in un’altra epistola scrive:
“Umili sono i colori di questa terra e proprio in quest’umiltà è la sua
bellezza..”
Forse
Levi ha dato l’inizio a quella trasformazione di Matera che l’ha portata a
essere stata scelta come Capitale Europea della Cultura. Nel 1952 così scriveva
a proposito della città.
“Nelle
grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini, il cuore nascosto della
loro antica civiltà. Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è
espressiva e toccante la sua bellezza”.
…E
così è stato!
Articolo di Michele Santoro
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