San Lorenzo del Vallo tra grecità e
romanità: dove il Mediterraneo della Calabria racconta
DI PIERFRANCO BRUNI*
Il caso di San Lorenzo del Vallo è emblematico.
A neppure un chilometro da Spezzano Albanese l’attuale lingua è l’italiano ma
ci sono ceppi che hanno rimandi alla cultura Italo – Albanese oltre che a
quella grecanica. Lo studio sulle origini di San Lorenzo del Vallo presenta
approfondimenti che vanno nella direzione che pongono al centro le identità
greco – romane di questa comunità ma c’è una forte componente (storica,
culturale e di visioni geo –ambientali) che rimanda ancora una volta ad una
tradizione Italo – Albanese. Più volte è stato sottolineato ciò (anche in una
mia pubblicazione dal titolo: “Eredità e bene culturale in San Lorenzo del
Vallo: tra archeologia e storia”, edito dal Centro Studi e Ricerche “Francesco
Grisi”) e in più circostanze l’analisi
avvalora questa tesi.
La componente Arbereshe di San Lorenzo del
Vallo è una testimonianza che trova la sua “giustificazione” non solo in un
apparato linguistico (alcuni cognomi, alcuni elementi toponomastici) ma anche
in una con testualità storica che mostra una griglia di dati che consolidano
una matrice “orientale” nella storia di San Lorenzo.
Il
territorio è sempre una chiave di lettura per capire la storia e per definire
linee progettuali per il futuro. Voglio portare un esempio di un piccolo paese
calabrese: San Lorenzo del Vallo in provincia di Cosenza. Un paese sradicato da
una temperie storica ma che "nasconde" risorse ed energie proprio
sulla base di una conoscenza appropriata delle sue identità. Il contesto che è
stato Magna Grecia è dentro quel territorio che è stato definito Arberia. Le
infiltrazioni illiriche nel linguaggio sanlorenzano portano ad una chiave di
lettura di una precisa valenza greco – romana ma la cultura spagnola (che è il
portato, al di là dei conflitti che si sono verificati in tutto il Regno di
Napoli) ha lasciato segni tangibili.
Il
XV secolo è il secolo delle immigrazioni. Scanderbeg che moriva nel 1468 era
stato un baluardo cristiano contro gli Ottomani, ovvero contro i Turchi. E i
Turchi, come dice una leggenda, che arrivano dal mare diventano il vero
spauracchio per quelle comunità che avevano, in modo particolare, ospitato i
primi profughi albanesi. San Lorenzo non ospita i profughi albanesi (ciò è da
chiarire) ma gli albanesi formano un loro luogo di accasamento proprio sul
territorio di San Lorenzo e i conflitti con Alarcon Mendoza creano
successivamente una ulteriore diaspora. San Lorenzo è stato un paese Arbereshe:
non ci sono dubbi.
“Sullarenxa”. I primi arrivi degli albanesi risalgono circa al 1479 e
questo gruppo resta compatto quasi sino al 1517. Una data indicativa importante
perché è proprio da questa temperie che si verificano ulteriori migrazioni. Ciò
è stato discusso di recente anche a Roma nel corso di un convegno nel quale ho
evidenziato questa tesi. In una prossima occasione (si svolgerà a Taranto un
seminario di studi sulle comunità che hanno perso l’etnia arbereshe
originaria) avanzerò proprio l’esempio
di San Lorenzo del Vallo). Ecco perché è necessario non trascurare questi
elementi ma occorrono dei confronti seri, articolati e maturi.
Certo di San Lorenzo si parla spesso del castello, giusto ma anche
questo non lo si potrà più disgiungere da una continuità di testimonianze
storiche. Il castello di San Lorenzo della Vallo è una presenza storica
visibile ma ci sono altri elementi che rimandano ad un contesto archeologico le
radici vere di questa comunità. San
Lorenzo del Vallo, comunità nel contesto territoriale della Magna Grecia, è
stato un paese italo - albanese con delle testimonianze certe che vanno
riconsiderate anche sul piano storico. Lo si afferma, appunto, nel mio saggio dedicato a San Lorenzo del Vallo e
alle sue radici, come ho appena sottolineato.
Infatti storia e
raccordi archeologici sono alla base delle radici e dei codici identirari di un
paese come San Lorenzo del Vallo. Un centro che rientrava nella Chora della Magna Grecia.
Si narra che San Lorenzo del Vallo fu un Feudo successivo degli Alarcon e dei
Pescara. Alarcon fu un navigatore spagnolo nato intorno al 1500. Il fiume che
attraversava i territori dell’area geografica comprendente S. Lorenzo era
chiamato Tearo. San Lorenzo del Vallo ha assorbito dei processi che hanno avuto
una valenza storica su tutto il territorio.
La
presenza degli albanesi in Calabria e nel Sud, comunque, andrebbe verificata
storicamente già a partire dal contesto
archeologico, come d’altronde stiamo cercando di fare. C'è una continuità
di modelli archeologici che legano la Magna Grecia al mondo
illirico e greco. Non per caso la maggior parte dei casali Arbereshe ha
occupato e occupa prevalentemente quei territori che sono stati riferimenti
fondamentali nella temperie magno greca.
Testimonianze archeologiche illiriche e greche sono presenti in gran parte
dei contesti territoriali del Sud. Ciò avvalora la tesi di un rapporto
significativo tra la Calabria
e l'Albania molto prima della venuta migratoria albanese in Italia
nella contestualizzazione scandaberghiana. Non bisogna dimenticare,
proprio per questo, a tal proposito la stagione italo – albanese di San
Lorenzo del Vallo. E’ stata una delle prime comunità Arbereshe. Una delle prime
comunità che ha ospitato gli albanesi ed ha creato un fulcro che ha poi
realizzato una proiezione su tutto il circondario.
La
nascita di Spezzano Albanese deve molto a San Lorenzo del Vallo. Le sue radici
greche, comunque, sono un segno tangibile. Come è un dato tangibile l’imponenza
del castello perché in esso ci sono i modelli di un processo che ha
attraversato quasi tutta la
Calabria. San Lorenzo del Vallo è stato un punto di
riferimento sia sul piano archeologico sia sul piano più strettamente storico.
Ho
sempre sostenuto l’importanza di dare consapevolezza a un dialogo stretto tra
le identità pre -greche, quelle greche e quelle romane e le epoche e le civiltà
successive. Ci sono, in San Lorenzo del Vallo, rigurgiti Arabi con i quali
tuttora occorrerebbe fare i conti. Il castello sembra raccogliere, attraverso
le sue forme e quelle incisioni storiche, tutti quegli elementi che hanno
condensato un viaggio all’interno di un mosaico di civiltà. I modelli
archeologici, l’epoca tardo medioevale, l’età Arbereshe, la partecipazione ai
documenti illuministi e risorgimentali costituiscono quell’assetto del
territorio non solo in termini urbanistici ma anche profondamente culturali.
Il
materiale riferito alla Necropoli arcaica con corredo di tipo siculo qui
ben documentato. Lo scritto di Paolo Orsi, apparso su “Notizie Scavi” del 1902,
è un documento che avvalora una San Lorenzo archeologica vitale nella storia
della Calabria. Le immagini dei reperti, come descritti da Paolo Orsi,
recuperati nelle tombe è una dimostrazione emblematica.
Significativo
è il ripostiglio di denari repubblicani romani rinvenuto in contrada Masseria.
L’autore di questo saggio è Giuseppe Procopio. Il testo analitico è apparso su
“Notizie Scavi” del 1952. Qui si ripropone la lettura nella cronologia di E.
Babelon alla quale si affianca, contrapponendosi, quella di H.A. Grueber.
Il
lavoro finora portato avanti prosegue con l'analisi del saggio di
Gennaro Pesce che ha studiato le Arule rinvenute in San Lorenzo del Vallo.
L’articolo è apparso sul “Bollettino d’Arte” del 1935. Nello studio già
pubblicato e si sta approfondendo c’è, inoltre, un capitolo sulla nascita del
castello. E’ uno spaccato che evidenzia alcune suggestive immagini della storia
del castello. Un itinerario che si inquadra in una visione più generale
inerente la storia di San Lorenzo del Vallo. Archeologia e storia, dunque, sono
un intreccio che custodisce risorse e vocazioni. Un patrimonio che è un bene
culturale.
L'albanesità resta, comunque, un nodo che apre un dibattito a tutto
tondo sulla presenza di questa civiltà già da tempi remoti. Perché la storia
senza una visione etno - archeologica non è “spiegabile” e non è inquadrabile
in una dimensione di comprensione territoriale. Il caso di San Lorenzo è di
straordinario impatto in una impostazione di verifica sul territorio.
Alla base della presenza di strutture e manufatti ci sono modelli di
civiltà, i quali hanno permesso di dare una visione interpretativa ad un paese.
La stessa chiesa di Santa Maria delle Grazie ha una origini i cui richiama
orientali non sono da trascurare. Quanti paesi albanesi hanno tuttora una
chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie?
Un
interrogativo sul quale stiamo riflettendo, ma tra territori della Magna Grecia
e geografia Arbereshe c’è un legame che non va trascurato perché è nei codici
di un passaggio tra archeologia e storia che si dà senso alla vera identità di
una comunità. I due aspetti quello illirico e quello greco – latino sono
manifestazioni di un contesto territoriale e storico ben calato nelle radici
Mediterranee. Radici che continuano a raccontare tradizioni sia in una lettura
prettamente storica o storiografica che linguistica. D’altronde la storia dei
paesi è anche storia dei linguaggi: una koinè che intreccia lingua e dialetto.
*Pierfranco
Bruni
(Archeologo
Direttore e Coordinatore Progetto Minoranze Linguistiche del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali)
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