di Pierfranco Bruni
Totò: “Perdere chi non conosce rispetto è un grandissimo
guadagno”.
Bruni: “… è sempre doloroso perdere chi pensa di volerti bene ed è triste
perdere chi pensa di rispettarti. Ma si tratta soltanto di un pensiero…”.
Totò: “L'ignorante parla a vanvera. /L'intelligente parla poco. /'O
fesso parla sempre.”
Scanno ha celebrato
Pirandello avviando una discussione su Antonio De Curtis (ovvero Totò). Giulio
Rolando, che ha coordinato il Convegno pirandelliano scannese con la proiezione
del Video di Anna Montella dedicato al mio “Pirandello. Il tragico e la follia”
(nemapress), ha rilanciato con la mia relazione e gli interventi di Neria De
Giovanni e Paolo De Nardis, le celebrazioni su Totò fissate tra Napoli e Scanno
per i 50 anni della scomparsa.
____________________
Totò: “Era un uomo
così antipatico
che dopo la sua morte
i parenti
chiesero il bis”, la maschera e l’ironia. Totò ha segnato un tempo che lega
Prandello e Eduardo De Filippo. L’ironia che si fa riso – sorriso. Un concetto
profondamente pirandelliano: “Di notte,
quando sono a letto, nel buio della mia camera,
sento due occhi
che mi fissano, mi scrutano, mi interrogano, sono gli occhi
della mia coscienza”.
“La mia faccia non mi è nuova, ce l'ho da quando sono nato”.
Totò
e Pirandello hanno creato
maschere. Eduardo De Filippo ha messo sulla scena la sua maschera. Pirandello
ha creato personaggi. Scarpetta ha vissuto il personaggio e la maschera. Totò
ha realizzato la teatralità e il cinema come maschera e come personaggio.
Totò
a 50 anni dalla scomparsa, ovvero
Antonio de Curtis nel personaggio esemplare di Totò.
L’ironia
e la poesia sono un colloquiare tra le
linee del sorriso – consapevolezza del sogno
tragico. Un personaggio complesso. Un attore mai attore sul senso tout
court del termine, ma personaggio che recita la vita. O meglio che lascia che
la vita si rappresenti nella sua sfaccettatura con le maschere e con gli
specchi.
Non c'è l'umorismo filosofico pirandelliano nel suo dire e nel suo essere come umorismo di sorrisi vani. L'umorismo nella ironia tragica del quotidiano, (cfr. anche Petrolini), vivere è già oltre il riso - sorriso, ma è anche consapevolezza del senso inquieto del vivere.
Non c'è l'umorismo filosofico pirandelliano nel suo dire e nel suo essere come umorismo di sorrisi vani. L'umorismo nella ironia tragica del quotidiano, (cfr. anche Petrolini), vivere è già oltre il riso - sorriso, ma è anche consapevolezza del senso inquieto del vivere.
![]() |
Pierfranco Bruni a Scanno |
Intorno alla figura di Totò, al personaggio Totò,
ci sono dimensioni teatrali, letterarie e chiaramente cinematografiche. Ma Totò
nasce nella letteratura. Il Totò poeta e
drammaturgo. Ovvero nei linguaggi e nella gestualità di un pirandelliano
modello in cui sembra incrociare Ionesco e Kafka. O meglio l'assurdo e
l'enigma.
È un dato letterario di non poca rilevanza sino a toccare uno scrittore italiano che è sulla linea del "gioco" fittizio e reale della vita - letteratura: Tommaso Landolfi. Landolfi e il gioco.
È chiaro che Totò incarna la "napoletanità" nella gestualità , e nel linguaggio poetico, di Eduardo Scarpetta. Ma Napoli è il centro della recita trecentesca e barocca e rivoluzionaria.
La napoletanità è la "bufera" della metafora nerudiana della maschera di Troisi, ma è anche l'eccezionale messa in scena del salotto Serao e delle gesta di Eduardo Scarfoglio, inquieto esploratore dei mondi sommersi e viaggiatore elettrizzante - estetizzante con D'Annunzio, che intreccia la scena, la ribalta, il retroscena.
Totò, comunque, conosce l'incastro sottile e letterario che si vive tra il Pirandello della maschere muse nude e Eduardo De Filippo nel suo equilibrio di un riso terribilmente ironico inquieto.
Come Pirandello non è essenzialmente teatro dell'umorismo, ma dell'ironia tragico, Totò rappresenta il sorridere nella consapevolezza della tragico nella solitudine delle vite. E non è solo cinema. Credo che bisogna partire da un "ritaglio" di fondo che è quello letterario.
È un dato letterario di non poca rilevanza sino a toccare uno scrittore italiano che è sulla linea del "gioco" fittizio e reale della vita - letteratura: Tommaso Landolfi. Landolfi e il gioco.
È chiaro che Totò incarna la "napoletanità" nella gestualità , e nel linguaggio poetico, di Eduardo Scarpetta. Ma Napoli è il centro della recita trecentesca e barocca e rivoluzionaria.
La napoletanità è la "bufera" della metafora nerudiana della maschera di Troisi, ma è anche l'eccezionale messa in scena del salotto Serao e delle gesta di Eduardo Scarfoglio, inquieto esploratore dei mondi sommersi e viaggiatore elettrizzante - estetizzante con D'Annunzio, che intreccia la scena, la ribalta, il retroscena.
Totò, comunque, conosce l'incastro sottile e letterario che si vive tra il Pirandello della maschere muse nude e Eduardo De Filippo nel suo equilibrio di un riso terribilmente ironico inquieto.
Come Pirandello non è essenzialmente teatro dell'umorismo, ma dell'ironia tragico, Totò rappresenta il sorridere nella consapevolezza della tragico nella solitudine delle vite. E non è solo cinema. Credo che bisogna partire da un "ritaglio" di fondo che è quello letterario.
![]() |
Pierfranco Bruni a Scanno |
Non c'è uno spartiacque
definito tra Pirandello De Filippo Totò e Eduardo Scarpetta. È la recita
propriamente mediterranea sicula - campana alla quale aveva dato un forte
contributo Giovanni Boccaccio nel suo abitare luoghi e personaggi napoletani
con una Fiammetta popolano.
Totò in fondo conosce molto bene questi ruoli e queste appartenenze e rende il
tutto in una intelaiatura in cui il linguaggio e la fisicità dei gesti restano
fondamentali.
Totò crea un linguaggio rompendo tutti gli schemi semantici. La sua è
propriamente una lingua non solo popolare ma ironico - aristocratica. Può
sembrare strano ciò. Ma il popolare e il nobiliare sono parte integrante di
quella "livella" che è la filosofia del quotidiano.
Per questo credo che non si può prescindere da una visione letteraria in cui la
lingua e il linguaggio dei gesti e delle forme sono rappresentazione di una
estetica dei personaggi, del personaggio Totò e dell'uomo Antonio de Curtis.
Certo, ritornerò a scrivere e a parlare in più occasioni su Totò, Antonio de
Curtis (per abbreviazione perché i titoli e i nomi sono molti), e su questi
percorsi.
Totò era nato a Napoli il 15 febbraio 1898 e morto a Roma il 15 aprile del
1967. Un personaggio oltre la maschera stessa. Sempre nostro ironico e italico
contemporaneo. L’ironia tra umorismo e tragedia di Pirandello è dolorosa consapevolezza
in De Filippo. Resta sempre maschera in Scarpetta e in Totò è il sorriso del
senso tragico. Totò: “L'ignorante parla a vanvera. /L'intelligente parla poco. /'O
fesso parla sempre.” Totò non una maschera ma un personaggio!
Nessun commento:
Posta un commento