Art. di: Michele Santoro
Prima o poi
qui verrò a chiudere la patta.
Quando più forte
spirerà la bora
e cadranno le bacche dei cipressi
raccoglierò le lodi nel cordoglio.
Passerò in toga tra voi
e con il tocco in pugno
per ringraziar
d'avermi atteso a lungo.
E voi redenti
e con le braccia tese
sorriderete dalle vostre icone.
Più volte ho provato a chiamarti e la tua voce, alla fine, si è materializzata ed è iniziato, tra noi, quel dialogo amichevole e semplice, fatto di stima reciproca. Ciao Michè mi hai risposto parlandomi dei tuoi amici poeti contemporanei lucani, della loro vita e dei pensieri sentimentali che esprimevano. Ti soffermavi, spesso,su Ernesto De Martino, sulla cultura arbereshe lucana e calabrese e, in particolare, eri attento nella descrizione dell'amicizia avuta, nel tempo, con Carlo Levi che aveva curato la copertina della seconda edizione del tuo libro “Il lungo giorno della civetta”.
Io ti ascoltavo con il giusto coinvolgimento. Tu sapevi di parlare con un amico che prestava, sempre, quella giusta attenzione al nostro dialogare. Mi hai chiesto quale fosse il nuovo programma settimanale di Presenza Lucana. Ho risposto che tutti i luoghi culturali sono chiusi! Ho cercato di parlare della pandemia e del distaccamento sociale e delle tragedie creatisi. Qui si è interrotta la nostra conversazione! Sapevi già tutto...
Caro amico, ora ancor più, ho capito che sarai presente, tra noi e nel ricordo di tutti, per ciò che la tua grande cultura è riuscita a trasmettere con i molti testi pubblicati, con le relazioni presentate in quella che tu, con orgoglio, chiamavi “la mia Associazione” e della quale eri stato nominato Presidente Onorario.
I salotti letterari della città di Taranto, della Puglia, Basilicata, Grecia, del Sud in genere, hanno sempre avuto la sua figura dietro ai tavoli come oratore. In passato molti si rivolgevano a lui, consegnandogli un manoscritto, per avere una prefazione. Egli li accettava ponendo quella giusta attenzione, nella stesura, a garanzia dell'affermazione del testo. Il giornalista Franco Magariello nel commentare la figura del professore filosofo al Premio per la Saggistica Benevento, così si esprimeva: “Lo si può incontrare anche di rado, senza che l’amicizia ne soffra, perché si può, tranquillamente, contare sulla sua serietà e sul suo esserci, soprattutto quando si ha veramente bisogno di lui; della sua parola, di un volto affidabile, sempre sereno”.
La prima relazione svolta dal professore nell'Associazione di Via Veneto, risale al 1993 ed il tema trattato era “Paesaggio e poesia lucana”, con l'introduzione dell'allora presidente prof. Elio Spani.
Lo studio sui poeti lucani del Novecento, per la maggior parte da lui frequentati, ha consentito a molti soci di conoscere l’altra faccia della Basilicata, legata a un mondo poetico contemporaneo affascinante.
Da ricordare, tra le tante relazioni svolte a Presenza Lucana, quelle dedicate a:
· Carlo Levi, nel centenario della sua nascita, 2002, con la presentazione di un testo intitolato al grande autore piemontese scritto, a quattro mani, con Pierfranco Bruni;
· Rocco Scotellaro a cinquanta anni dalla morte.
· Il sindacalista lucano: Domenico Delicio, con la storia delle occupazioni delle terre.
· Omaggio a Sinisgalli.
· Il Dizionario di dialetto Stiglianese di Mastronardi Michele che ho avuto l’onore di presentare.
· Il lungo giorno della civetta, Nuova Edizione, con copertina di un disegno di Carlo Levi.
· Pio Rasulo, cinquant’anni tra didattica e ricerca, il testo a lui dedicato da Pierfranco Bruni.
· Asfodelo – Poesie.
Asfodelo è una pianta erbacea delle Liliacee, con lunghe foglie e fiori bianchi, che cresce nelle campagne del nostro sud, conosciuta e classificata dagli antichi greci e dai romani. “Un fiore, bello da vedersi dal colore bianco; quello dell’innocenza, dei simboli della nostra vita, il colore dei sogni: puro”.La poesia presentata nel libro Asfodelo da Pio Rasulo è composta di tanti piccoli quadretti: affreschi, di una vita passata disegnata con l’indelebile inchiostro di china, messi lì pronti per essere letti ed interpretati con facilità anche dall’uomo semplice. La silloge è composta di 46 liriche, nelle quali si nota la profonda ricerca fatta dal poeta per recuperare momenti, di gioia, d’amore, di attaccamento, passionale, verso i suoi cari e la sua terra. Leggere le liriche di Rasulo è come visitare una galleria d’arte, con quadri rappresentanti panorami e figure chiare messe al giusto posto per essere ammirate. I quadri sono di un colore vivido, anche se attinto da immagini, a volte, lontane nel tempo. La poesia è quella della memoria con fotografie chiare, in bianco e nero, come quelle dei braccianti e dei contadini che tornano dai campi; del pastore che va a pascolar le mandrie sotto il sole; degli uomini del paese con i loro volti di pietra, messi lì in una piazza povera di sole. I ricordi sono, anche, quelli intimi legati agli affetti più cari, il padre, la madre, i nonni, i figli, gli amori ed i nipoti cui il poeta si rivolge per dialogar con loro. Si coglie in qualche verso la speranza che “non sarà così tutta la vita..” ed “il mondo è sempre nuovo..”.I suoi versi sono la metafora della vita: la sua vita.
Da noi è sempre inverno.
Il nostro cielo sul cuore ci pesa
ed è morir senza speranze
in questo eterno esilio.
Presto alzeremo le vele
e verso nuovi mondi dirigeremo la prora.
Fantastici mondi,
ove è primavera tutto l'anno.
Resteranno i corvi
ad ingozzarsi qui,
nei campi di favette
e le cataste di legna a guardia
dei muri scalcinati.
In questo difficile anno mi è mancato l'amico con il quale parlare e dopo sentirmi arricchito di un qualcosa che prima non avevo. Mi è mancato quell'esile figura che sapeva ascoltare gli altri e che era stato per me, in sala, un punto di riferimento e incoraggiamento a fare sempre meglio.
Generoso e prodigo di consigli era per me un padre.
Il prof. Rasulo, Presidente Onorario di Presenza Lucana, si è spento a Taranto, un anno fa, il 17 Dicembre 2019.
Presidente di Presenza Lucana
3384945141
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