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sul blog del Caffè Letterario La Luna e il Drago

mercoledì 16 dicembre 2015

INEDITI. Il 1916 l’anno che Ungaretti incontrò a Bosco Cappuccio Agostino Gaudinieri e fu il porto sepolto.

Il racconto nel libro “I cinque fratelli”
                                                                                   
                                                                                                                   di Micol Bruni
1916. Agostino Gaudinieri e Giuseppe Ungaretti. L’anno di Locvizza. L’anno di Mariano. L’anno del Carso. L’anno di Bosco Cappuccio dove Ungaretti conobbe Agostino Gaudinieri. Ungaretti il poeta “forte” del canto dolorante della guerra e Gaudinieri il decorato proprio a Bosco Cappuccio. Gaudinieri addirittura dedica dei versi a Ungaretti e Ungaretti (Quota Centoquarantuno) in data 1 agosto 1916 scrive la famosa poesia “C’era una volta”: “Bosco Cappuccio/ha un declivio/di velluto verde/come una dolce/poltrona”.
Agostino Gaudinieri in qualità di Sottotenente di complemento del suo Reggimento di fanteria venne decorato perché “ferito più volte mentre conduceva energicamente il suo plotone in soccorso di altri reparti, non si allontanava dal combattimento. Bosco Cappuccio, 20 luglio 1916”, così si legge negli Atti ufficiali(http://www.istitutonastroazzurro.org/). Precedente, dunque, alla nomina di Tenente. Indicazioni menzionate nel mio libro di prossima uscita “Cinque fratelli. Bruni – Gaudinieri” (Pellegrini).

In una ricostruzione sui decorati di guerra lo storico Ferdinando Cassiani, citato anche nello studio di Alessandro Serra, ebbe a scrivere: “…fra le insidie di Bosco Cappuccio, Agostino Gaudinieri, magnifica tempra di ufficiale, tre volte ferito, merita la medaglia d’argento al valore militare” (in Ferdinando Cassiani, “Spezzano Albanese nella tradizione e nella storia”, 1929 e poi ripreso da Alessandro Serra in “Spezzano Albanese nella vicende storiche sue e dell’Italia (1470 – 1945)” del 1987.  
L’Italia senza il valoroso esempio e sacrificio dei militari avrebbe avuto serie difficoltà. Agostino Gaudinieri, nato a Spezzano Albanese il 28 luglio del 1892, che arriverà a rivestire successivamente il ruolo di Colonnello, viene nominato con Regio decreto del 16 aprile del 1914 Sottotenente di complemento di Fanteria, la cui nomina viene pubblicata sulla “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” in data 18 maggio 1914, numero 117. Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto il 1888.
Nel 1916 il Ministero della Guerra con Disposizione sugli Ufficiali in Servizio Permanente, sempre Arma di fanteria, adotta un provvedimento per la promozione del Gaudinierio a Tenente con Decreto Luotenenziale del 24 agosto 1916, Decreto che viene pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” de 14 settembre 1916, numero 217. Quindi proprio in seguito elle azioni a Bosco Cappuccio, dove si incontra con Ungaretti, Gaudinieri viene decorato e promosso.

Tra le poesie del militare Gaudinieri, Poesie inedite, si leggono questi versi: “Bosco Cappuccio./20 luglio 1916. Un combattimento./La vita si spezza quando i colpi di mortaio/trafiggono la terra dell’anima”. E ancora: “I colpi arrivano come fuochi nel raggio dei deserti./Sul Carso si muore. Ma la vita è una trincea”. E poi: “Isonzo/il battaglione ha il vento contromano./Giungono fuochi nelle distanze”.
Il Carso di Ungaretti, (ovvero “San Martino del Carso”): “Di queste case/Non è rimasto/ Che qualche/Brandello di muro”. Porta ancora la data del 1916.

Giuseppe Ungaretti è incisivo al massimo nei suoi versi dal titolo “Italia”: “Sono un poeta/Un grido unanime/Sono un grumo di sogni”. Ed è come Gaudinieri facesse eco in alcuni suoi versi ultimi: “Ho coltivato una eredità/il sogno di una vita chiamata Patria/nel grido della storia”.
Su queste linee la letteratura memoria è letteratura che ritrova la sua valenza etica e cosmica e si centralizza sulla figura dell’uomo. Sulla figura dell’uomo si definisce anche quella poesia che dalla contemplazione si scava nell’azione. “L’Isonzo scorrendo/Mi levigava/Come un suo sasso/Ho tirato su/Le mie quattro ossa/E me ne sono andato/Come un acrobata/Sull’acqua”. Gaudinieri: “Ho attraversato paesi e scorrere di acque/ed ho inciso i nomi nelle stagioni scavate nelle pietre dei fiumi”.
Ungaretti muore nel 1970. Gaudinieri nel 1966. Un incontro tra soldati che resse alla storia.



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