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sabato 20 agosto 2016

Morto Ernst Nolte il filosofo della storia che legò Marxismo e Nazismo e coraggiosamente contrappose ai campi Ebrei i Gulag

di Pierfranco Bruni

 


Ernst Nolte, scomparso il 17 agosto scorso (2016), ha segnato un punto di riferimento nella storiografia contemporanea e soprattutto nei processi politici, ideologici e storici che vanno dal 1860 sino all’età del totalitarismo comunista e alla trasformazione delle democrazie in sistemi economicamente agevolati.
Insieme a Furet e a De Felice non solo ha riletto, con i documenti, la storia e gli avvenimenti, ma ha saputo interpretare le crisi e le decadenze di un tempo minato dalle plutocrazie e dalle ideologie. I suoi studi sul Nazismo e sul Fascismo lo hanno portato ad approfondire una linea che è quella del Marxismo.
Senza l’esplosione dei marxismi non ci sarebbe stato un processo così profondo radicalizzante nelle società del Novecento sia dei Fascismi sia del Nazismo. Non si tratta  di una modo di giustificare la Germania tedesca e nazista. Si tratta di una chiave di lettura intelligente che propone uno scavo comparativo e articolato della storia in un dimensione geopolitica che non riguarda soltanto una Nazione ma, piuttosto, una Idea di Patria.
Nolte non nasce propriamente da una formazione storica. Questo è un dato che lo avvantaggia e gli apre delle prospettive non empiriche, ma di studioso delle civiltà. Infatti Nolte è un filosofo della storia. Allievo di Martin Heidegger, dal quale apprende, appunto, il legame tra storia e filosofia che resteranno alla base delle sue interpretazioni.
Ebbi modo di conoscerlo a metà degli anni Novanta, ovvero 1996 – 1997, quando mi occupai di storia e di filosofia della storia e pubblicai alcuni testi sul Fascismo e tra questi un saggio su Giuseppe Caradonna sul quale discutemmo  con molta acutezza  nel corso di un Convegno a Vasto nel 1997. Uno studioso attento  dei processi culturali che hanno contrassegnato un’epoca.
Nel 1963 pubblica “I tre volti del fascismo” (ovvero, Der Faschismus in seiner Epoche. Action francaise · Italienischer Faschismus · Nationalsozialismus, 1963). Un testo con il quale apre una visione della storia legata non più e non solo alle ideologie, ma al pensiero filosofico.
Quel pensiero che gli permetterà di sostenere: “Il fascismo è antimarxismo che tenta di distruggere l'avversario mediante l'elaborazione di un'ideologia radicalmente contrapposta eppure limitrofa, e l'impiego di mezzi quasi identici eppure dalle caratteristiche proprie, sempre però nei limiti insuperabili dell'autoaffermazione e dell'autonomia nazionali”.
Proprio sulla base di queste riflessioni si solleva fortemente la discussione sul tema dei fascismi e Nolte va alle radici del fenomeno, le quali radici non possono che avere un radicamento filosofico. Pubblicherà diversi testi su questo argomentare ponendo all’attenzione nel 1996 anche la figura di Mussolini in “Il giovane Mussolini. Marx e Nietzsche” in “Mussolini socialista”, a cura di Francesco Coppellotti. Importanti i suoi studi sul come leggere e interpretare il Novecento. Un modello storico puro che permette di giungere dove altri storici non sono giunti o non hanno ritenuto opportuno mettere le mani.
Nolte ha, invece, giustamente, fatto riflettere non solo sui campi di sterminio degli ebrei ma anche sui genocidi e  sui campi di sterminio comunisti come i Gulag. Quella storia che non passa e diventa memoria non può essere dimenticata o messa da parte insistendo sul fatto una storia condivisa o su un concetto ambiguo come quello affermato da parte dei vincitori che “la storia siamo noi”.
Nolte ha dimostrato, infatti, tutto il contrario di ciò. In un sua conversazione con Siegfried Gerlich ebbe a  dire: “Io non mi sono mai definito un revisionista, ma ho sempre avvertito una certa differenza tra revisioni che sono indispensabili alla scienza storica, e scuole alle quali gli storici si associano, e che hanno un comune obiettivo politico che intendono promuovere attraverso varie revisioni. In questo senso non credo di dover essere annoverato tra i revisionisti”.
Non si tratta, dunque, di revisionismo, come non lo fu De Felice o Furet, ma di interpretare la storia con i documenti oltre ogni forma ideologica. Ecco perché la sua filosofia della storia gli ha permesso di proporre una chiave di lettura dei fatti e attraverso i fatti cercare di confrontare il Marxismo al Nazismo.
La visione filosofica ha la sua radice proprio in Haidegger.  Si pensi al suo “Heidegger e la rivoluzione conservatrice” con la collaborazione di Alberto Krali del 1997. O “ La Repubblica di Weimar. Un'instabile democrazia fra Lenin e Hitler” del 2006. Oppure  a “La rivoluzione conservatrice nella Germania della Repubblica di Weimar”, a cura di Luigi Iannone, del 2009. Sino a confrontarsi con le tragiche problematiche dei nostri giorni: “Il terzo radicalismo. Islam e Occidente nel XXI secolo” del 2012.
C’è un filo ben marcato dagli anni Sessanta sino al suo ultimo lavoro, nel quale è manifesta la sua ricerca, la sua serietà, la sua capacità di non farsi coinvolgere emotivamente. Lo storico. Il filosofo della storia. Nolte era nato a Witten l’11 gennaio 1923  e morto a Berlino il 18 agosto 2016.

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