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mercoledì 14 dicembre 2016

La lingua italiana e le etnie storiche di Pierfranco Bruni


La lingua italiana e le etnie storiche

di Pierfranco Bruni*


la lingua italiana si tutela con la difesa dei dialetti. Anni di studi sulle etnie e sulle lingue mi impongono oggi di aprire una vasta discussione sui nuovi dialetti che, in molte occasioni, diventano linguaggi tra lingue bastarde ed etnie storiche contaminate da nuove forme di  elementi semantici. La storia delle lingue è dentro l'identità degli idiomi che caratterizzano un territorio sia dal punto di vista storico - geografico che linguistico vero e proprio. Credo che sia necessario ripensare alla cultura dei dialetti non solo attraverso una chiave di lettura antropologica ma anche grazie ad un percorso giuridico, che ponga le basi per una vera e propria legge di tutela sui dialetti, che non sia la stessa che tuteli le cosiddette lingue minoritarie.
L’Italia è una Nazione, che si caratterizza culturalmente proprio per la varietà delle forme dialettali da non confondersi con “altre lingue”. Il dialetto è parte integrante del costume e della tradizione di una Regione ma anche di territori all’interno di una stessa Regione. 
Ci sono varianti  nei dialetti della lingua italiana, che mostrano la vera storia di una comunità ben definita all’interno della comune identità ed eredità nazionale. Ecco perché occorre puntare ai dialetti come patrimonio culturale, partendo da un presupposto preciso che è quello che devono restare, i dialetti stessi, dei modelli in una visione tra recupero delle tradizioni e letture antropologiche.
Conoscere i dialetti non è la stessa cosa di tutelare etnie o lingue minoritarie. I dialetti sono, comunque, appartenenza della cultura italiana. Questo deve essere chiaro, soprattutto, alla luce di una nuova dialettica sulle lingue minoritarie e sulle particolarità etniche. Il dialetto nasce nel contesto del tessuto culturale nazionale e quindi tutelarlo significa anche rafforzare la stessa lingua italiana, la quale nasce, appunto, da modulazioni dialettali. Ogni Regione presenta le sue caratteristiche e, dal punto di vista linguistico, si pone con delle precise koinè espressive.
Lo studio che da anni porto avanti per il Mibact mi ha dato la possibilità di intrecciare beni immateriali con i territori, ovvero tra lingue e antropologie e realtà geografiche.
C’è da dire che il dialetto,  tra lingua – storia,  va tutelato come patrimonio della identità di un territorio all'interno di una politica di difesa delle tradizioni, dei costumi e delle geografie di un Mediterraneo ormai diffuso che è sempre più articolato anche dal punto di vista delle lingue e delle eredità.
Il dialetto è altro rispetto ai processi linguistici ed etnici delle presenze minoritarie anche perché ad essere interessato è tutto il tessuto nazionale. D’altronde c’è una straordinaria letteratura dialettale che si mostra con una sua freschezza e interessa il Nord come il Sud dell’Italia con degli incisivi aspetti per i dialetti “isolani”. Si  riapre un capitolo anche sulla questione del sardo.
Il sardo è una lingua o un dialetto? Il Friulano pone la stessa questione. Perché non dovrebbero porlo il siciliano e il napoletano? Quindi scientificamente sgombriamo il campo da equivoci. C’è una legge di tutela sulle lingue minoritarie, che va necessariamente riconsiderata e rivista in molti aspetti e ci sono dei dialetti da considerare come veri manifesti del mosaico linguistico della Nazione, che vanno salvaguardati per la loro importanza storica, per il loro contributo letterario, per il loro arricchire l’eredità della stessa lingua nazionale.
Naturalmente alla base di una discussione su tali materie resta una norma fondante che è quella della lingua italiana senza cadere però nell’accettazione di una lingua che possa perdere la sua struttura originaria per favorire inserti, che provengono da altre forme di “meticciato” linguistico.
La lingua italiana è lingua nazionale di un popolo con le “dovute” varianti. Ma non si può parlare di bilinguismo “etnico” o storico ad oltranza. Ci sono casi da riconsiderare e fenomeni che andrebbero riletti come la presenza, non solo culturale, ma linguistica della lingua albanese in alcuni centri italo – albanesi, presenti addirittura in sette Regioni dell’Italia centro – meridionale. Qui si pone un problema molto serio. Un conto è definire il rapporto tra etnia albanese presente in Italia e tutela della lingua albanese. Un altro dato invece è tutelare l’albanese come lingua. Si dovrebbe ridefinire la contestualità attraverso una marcata distinzione tra l’arbereshe (italo – albanese) e lingua albanese. Il paradosso è che in alcune Università non si insegna l’arbereshe ma la lingua albanese come modello tutelante in Italia.
Non si possono naturalmente, con tutto il rispetto per i saperi avanzati, condividere sia culturalmente che giuridicamente queste scelte ma l’errore iniziale sta nella legge, che tutela le lingue minoritarie perché parla di lingua albanese e non di arbereshe. Una correzione va fatta urgentemente e tutta la normativa va rivista anche perché si entra in un groviglio di confusioni, che sono apparentemente culturali ma che si impongono come elementi meramente giuridici e non è poca cosa.
In virtù di ciò non dispiacerebbe aprire un serio dibattito sui dialetti italiani ma  i due aspetti, anche sul piano giuridico, vanno trattati in modo chiaramente distinti. Puntiamo alla tutela della cultura dei dialetti perché solo così si rafforzerà la storia, la tradizione e le culture nazionali della civiltà italiana. Il dialetto è patrimonio condiviso di una Nazione ed è parte integrante nei processi integrativi tra lingua, storia e identità. Ben altra cosa sono le lingue minoritarie, che vanno, chiaramente, tutelate ma  andrebbero giuridicamente regolamentate.
Non capisco perché anche dal punto di vista economico le lingue minoritarie possono attingere a contributi e la cultura dei dialetti resta ancora un campo sommerso, che non presenta alcuna forma di garanzia giuridica.
Campi, ovviamente, distinti ma da riconsiderare e ricontestualizzare. I dialetti sono dentro la storia della Nazione e hanno fatto la lingua italiana. Partiamo da questo presupposto senza confondere gli aspetti ma con delle idee precise e con una volontà, che possa puntare sia alla tutela che alla valorizzazione. Il vocabolario dei dialetti, soprattutto nelle aree meridionali, assomma un "laboratorio" di stili che vanno dal grecanico antico alle varienti magno - greche, al bizantino sino ai segni meticciati di una lingua post-unitaria e tardo risorgimentale che ha interessato l’intera Nazione con le varianti nordiche.
La stessa lingua italiana, d’altronde, nasce da forme di dialetto che hanno avuto però la loro ramificazione sul territorio italiano. Si impone, ora, una meditazione. soprattutto perché si è consapevoli che l’unità della lingua è una eredità che definisce il portato storico nella modernità della cultura e della civiltà di un popolo. Lingue ed etnie sono un legame molto stretto che si inserisce in un contesto che è quello della letteratura. Di questo mi occupo in un quadro di letture antropologiche e etno-linguistiche.

* Responsabile Progetto Studi Etnie – Letterature del Mibact

 

Programma / Programme / Program / Programa
È online il programma ufficiale del Convegno internazionale Decime Giornate dei Diritti Linguistici che avrà luogo a Teramo e a Giulianova (TE), in Abruzzo, dal 14 al 16 dicembre 2016. Vi invitiamo a prendere attenta visione del programma che include alcuni appuntamenti anche nelle giornate 13 e 17 dicembre dedicate a mostre, presentazioni ed escursioni.
Évaluer les politiques linguistiques
Quels objectifs, critères, indicateurs ?
Xèmes Journées des Droits Linguistiques - JDL 2016
Colloque international - Teramo-Giulianova, 14-16 décembre 2016


Evaluating language policies
Which objectives, criteria, indicators?
X Days of Linguistic Rights - DLR 2016
International conference - Teramo-Giulianova 14-16 December 2016


Avaluar les polítiques lingüístiques:
Quins objectius, criteris, indicadors?
X Jornades dels Drets Lingüístics - JDL 2016
Congrés Internacional - Teramo-Giulianova, 14-16 de desembre de 2016


Evaluar las políticas lingüísticas
¿Cuáles los objetivos, criterios, indicadores?
X Jornadas de Derechos Lingüísticos - JDL 2016
Conferencia internacional - Teramo-Giulianova, 14-16 diciembre 2016


Die Sprachenpolitik evaluieren
Welche Ziele, Kriterien, Indikatoren?
X Tagung über Sprachenrechte - GDL 2016
Internationale Tagung - Teramo-Giulianova, 14-16 dezember 2016
Tra migrazioni e cooperazione allo sviluppo in Africa e nel Mediterraneo

Venerdì 9 dicembre alle ore 18:00 a Civitella del Tronto (TE), presso il B&B "Dal Poeta",  e domenica 11 dicembre alle ore 11:00 a Introdacqua (AQ), presso la Fondazione Ernesto Giammarco, si terranno due nuove presentazioni del volume Atti di convegno delle Seste Giornate dei Diritti Linguistici – GDL 2012 - Migrazioni. Tra disagio linguistico e patrimoni culturali / Les Migrations. Entre malaise linguistique et patrimoines culturels (Teramo–Giulianova–Fano Adriano–Pescara, 6–8 novembre 2012), a cura di Giovanni Agresti e Silvia Pallini, edito da Aracne nella Collana di Studi Lingue d’Europa e del Mediterraneo, e del Master universitario internazionale di I Livello inCooperazione allo sviluppo in Africa e nel Mediterraneo, titolo congiunto internazionale tra l’Università degli Studi di Teramo e l’Université Senghor di Alessandria d’Egitto, università della Francofonia (OIF). Il Master prenderà avvio a gennaio 2017presso l’Università degli Studi di Teramo. Per maggiori informazioni sul Master visita il sito www.unite.it alla pagina dedicata:
www.unite.it/UniTE/Engine/RAServePG.php/P/359301UTE0400
 


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