Pierfranco Bruni propone una lettura del Sud fuori dagli schemi letterari delle valigie di cartone. Duro
attacco di Bruni ad una interpretazione critica di Alvaro realista. Bruni:
Alvaro e’ labirintico non realista.
Roma. S.L.S.I.{agenziaslsisindacatoliberoscrittoriitalia}
Pierfranco Bruni: “Sarebbe
ora di smetterla con proporre una letteratura meridionale che privilegia le
valigie dell’emigrazione e la duplicazione del reale. Rileggiamo Alvaro Grisi Pirandello con la metafisica
dell’estetica antropologica. Alavaro e’ il labirinto delle metafore e non il
pianto del realismo”.
“Una letteratura che ancora racconta i viaggi
degli emigranti che partono con le valigie di cartone e con i lacci intrecciati
intorno è una obsoleta antropologia che ricalca il familismo amorale che resta
depositato negli archivi della storia: è un cattivo esempio che si offre per
storicizzare la letteratura del Novecento calabrese e meridionale, una
letteratura oltre l’estetica dell’arte”.
Con questa affermazione
dura Pierfranco Bruni, Vice presidente del Sindacato Libero Scrittori, e autore
di un recente saggio su Corrado Alvaro “Il viaggio accanto” (Ferrari) ha
invitato a rileggere la letteratura italiana meridionale fuori dagli schemi
realisti e legati ancora ad una formula ideologica.
Ha detto, sempre Bruni, che è necessario partire dal Corrado Alvaro delle
memorie e del mondo sommerso per raccontare un’altra letteratura che non sia
costante lamento, emigrazione, pianto, donne vestite di nero, denuncia, duplicazione
del reale.
“La letteratura ha una sua estetica e vive di estetica sia nella Calabria di
Alvaro e Grisi che nel Mediterraneo dei Sud. C’è una linea narrativa e poetica di grande dimensione internazionale
che va da Alvaro a Calogero, da un certo La Cava a Selvaggi, da Troccoli e da
De Angelis a Francesco Grisi. Questi raccontano ciò che è letteratura e fanno
letteratura senza mai cadere nelle trappole della sociologia o
dell’antropologia ideologizzata”.
Bruni scende ancora di più nei dettagli: “Ci sono scrittori che sono
stati volutamente dimenticati, ma che sono e restano veri scrittori, perché non
rientrano in una logica politica. Si continua a commettere un errore che lacera
la storia stessa della letteratura. C’è una letteratura che vive di mistero, di
religiosità, di forme di estetica alta eppure si continuano a privilegere
intrecci sociologici che hanno poco a che fare con la vera e grande
letteratura. Sarebbe ora di ripensare e riscrivere una storia della letteratura
del Novecento nel Sud e in Calabria”.
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