di
Pierfranco Bruni
Una parola colpisce quando si porta dietro silenzi e tanti
vissuti. Allora diventa esperienza, un ponte che attraversa storie e archi,
bussa alle spalle portandoci i mille volti di un passato che non è mai
nostalgia, per scegliere cosa vogliamo essere oggi. Fuochi di brace per
nuove avventure di pensiero. Le poesie qui raccolte - non a caso I passi
di un uomo - dicono il bisogno di riannodare un tempo, di ridefinire
il frame di una storia, non per chiudersi a chiave nel passato ma per costruire
ancora anticipazioni. La messa a terra di questo discorso che dilata la voce
del vera del cuore è la speranza.
Sono parole di destini, carne e spirito che danzano nelle
veglie del tempo. E’ un dialogo che accade nel Sud di Fulvio - terra del'anima
prima che geografia - dove la saggezza si fa sempre narrazione. Sulla scena
compaiono un uomo e una donna che cercano di non perdersi. Sentiero tra la
magia del mare di Positano e il labirinto dei nostri sogni. Cerchiamo ancora
carne che trattiene al mondo, un grande perché da portare dentro, sterrando
strade al futuro.
In questa spiaggia di sentimenti, il vento ha l’odore
del sale e dei crepuscoli anneriti. E' il mare dei viandanti, di chi non si
ferma. Il Mediterraneo è destino che si dice con la poesia, perché nella poesia
il tempo non fugge e non si svuota. Inutile, però, barare: si scrive sempre per
amore. Quando nasce o quando finisce, quando scalda il petto o fa salire
ricordi in gola e invita a togliersi le bende. La verità non ha rughe:
"Ti ho amato - scrive il poeta - tra la sabbia/in questo vecchio setaccio
fatto di esperienze e delusioni". E la cifra di queste pagine sono proprio
gli amori, i ritorni del cuore, i sentieri dove ragione e cuore chiamano a
scegliere, nella scommessa di durare. Così in 'Cercandoti', la bellezza di
un infinito rincorrere la vena profonda che ci lascia combattere guardano il
sole: "Se dovessi perderti,tornerei a cercarti".
Ma chi è l’autore?
Fulvio Piacentini, Generale
dei Carabinieri, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza, la laurea in
Scienze della Sicurezza interna ed internazionale, un Master biennale in
Sicurezza e Intelligence.
Ha frequentato la Scuola Militare
Nunziatella, l'Accademia militare di Modena, la Scuola Ufficiali
dei Carabinieri di Roma e la
Scuola di Alta formazione per le Forze di Polizia.
Decorato al Valor Militare -
Ordine Militare d'Italia - per l'opera meritoria svolta in zone di guerra,
Hebron e Cisgiordania, quale Comandante del Contingente Carabinieri operativo
in quei territori durante la seconda Intifada.
Attualmente presta servizio
alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
E' Cavaliere del Santo
Sepolcro di Gerusalemme, Cavaliere dell'Ordine Costantiniano. Gli è stata
conferita la Croce
di Ufficiale con spade del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovani
di Gerusalemme, di Rodi e di Malta.
Fulvio Piacentini non ha smesso di rincorrere parole
che restino fino a sera. E fa delle sue esperienze umane e professionali - con
tutti i successi inanellati nella sua brillante carriera - un racconto che
invita al confronto. "Guardo le mie mani: non hanno la riga dei porti
mancati", scrive di sé. Le occasioni le ha colte, e ha guardato negli
occhi la Vita.
Le sue non sono immagini fissate su lastre di bromuro:
sono versi dell'anima, invitano a camminare ancora, cercando il tempo di
dentro. Per vivere. Per continuare a cantare nelle vene delle nostre donne
e dei sogni che non abbiamo tradito. Come scrive il filosofo Aldo Masullo,
"la vita è un gran groviglio, ma non dobbiamo aver paura di metterci le
mani, cioè il cervello e il cuore, per capirne qualcosa". I versi di
Fulvio Piacentini ci fanno compagnia. Come una voce cara, che si ritrova
all'alba, insieme al sorriso. Perciò anche la sua poesia è una lezione di vita.
Continuiamo a seguirlo, davanti al camino di pietra del
nostro cuore zingaro. Forse per tamburare un tempo che torna sempre tra le
tavole di carne del cuore. Vento tra venti. Scegliendo ancora una volta la
strada dell'amore.
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