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sul blog del Caffè Letterario La Luna e il Drago

martedì 10 aprile 2018

Cinque Fratelli nella dinastia dei Bruni Gaudinieri nel romanzo storico di Micol e Pierfranco Bruni


di Maria Teresa Alfonso*


Già dalle prime pagine de “Cinque fratelli. I Bruni Gaudinieri nel destino di una nobiltà”, Pellegrini editore) mi sono ritrovata dentro un libro dove la descrizione dei protagonisti affascina e gli stessi danno l’impressione di appartenere ad un mondo lontano ma nel contempo ancora così vicino al nostro di oggi.
Nel libro (cfr. lo straordinario Video di Anna Montella: https://www.youtube.com/watch?v=IiGEJhkTxHI  
viene fuori un legame con le radici molto forte, un legame che nel nostro profondo sud ancora oggi si vive. Si denota da parte dell'autore una nostalgia per non averle vissute pienamente quelle radici, come afferma in un altro suo scritto: "nulla resta nel vento smarrito dei miei incerti ritorni” (Italo e Maria, 2017).
Dal libro scopro il legame con la albanesità che nasce da una nobile donna, Giulia, nonna dell'autore.
Il tema della albanesità mi è molto caro, mi affascina, mi incuriosisce, tutto nasce dal mio lavoro che si svolge nella più grande comunità arbereshe della Puglia: San Marzano di San Giuseppe, ma non solo, la mia nonna paterna era nata a San Marzano.
Ma ritornando al libro, già dai primi capitoli stupisce l'orgoglio di appartenere a questa importante famiglia Gaudinieri-Bruni e soprattutto noto una dolcezza nel raccontare insieme ad una pacatezza che ha il canto di nostalgie non vissute.


Nel libro si racconta la storia di una famiglia e nel contempo l'autore ne conosce i legami e gli intrecci che probabilmente non conosceva prima di intraprendere questo suo lavoro.
Vi è nel libro una scoperta e riscoperta di ciò che appartiene, in un dialogo immaginario tra lo scrittore e suoi parenti a lui così vicini, da essere presenti costantemente nel proprio vissuto tanto che il lettore li immagina ancora in vita. Leggendo solo il titolo del testo si pensa di ritrovare in esso la storia di una nobile famiglia e il contenuto storico in cui è vissuta. Certamente il libro riporta importanti passaggi storici, come Regno di Napoli, grazie al lavoro attento di Micol, il mondo cattolico dell'epoca, la descrizione di una terra, la Calabria, con le sue caratteristiche storiche e geografiche, ma nel libro viene fuori tutto quello che lo scrittore è e porta dentro di sé, e come se in questo libro il suo essere venisse messo completamente a nudo.
Andando avanti nella lettura, mi stupisce la devozione ad un regime fascista di una famiglia legata da sempre ai Borboni. Per me che sono nata con il "simbolo dello scudo crociato" e che nel tempo mi sento sempre più una liberal-democratica, risulta strano questo legame ma ho cercato di interpretare. Nella mia riflessione mi commuove scoprire e capire un legame così intenso con un regime e quindi in particolar modo con la figura del Duce, che mi porta a non avere pregiudizi.
Per capire bisogna aver vissuto attraverso le parole della storia, e in questo Micol continua nel suo raccontare storico, evidenziando che non si può comprendere senza leggere la storia non solo dei vincitori ma anche dei vinti. In questo libro traspare il senso bello e profondo che c'è dietro la storia di una famiglia nobile-aristocratica, le relazioni che la famiglia vive con le vicende dell'Italia e delle divisioni che nascono in un determinato periodo storico: nobiltà e nascita dell'aristocrazia, e per questo il libro può essere accostato al "Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa.
La protagonista vera del libro ad un certo punto non è più la famiglia, non è più l'amore ma diventa la storia stessa, che con Micol si dipana nelle pagine del raccontare.
Vi è una storia che occorre narrare e che va tramandata di generazione in generazione. È la storia della speranza, di quella speranza che si incarna nelle vicende concrete di uomini e donne che si portano nel cuore e che, proprio per questo, sanno dare forma storica delle loro scelte, la sanno tradurre in un impegno concreto per trasformare la storia stessa,
Per incidere in essa generando giustizia, fraternità, liberazione, rimanendo ad un oltre della speranza che ne costituisce il fulcro. Una storia avvincente attraverso le ricostruzioni storiche di Micol Bruni, una storia che non si riesce a smettere di ascoltare, che ha molto da raccontare alla gente del nostro tempo.
La lettura di ogni descrizione del libro, che sia storica o affettiva, significa cambiare il proprio sguardo per vedere ciò che è stato, con occhi attenti ed intuitivi. Ascoltando il raccontare dei due autori si ascolta il vero senso di una politica vissuta con senso del dovere e appartenenza, oggi non si assiste più a questo senso civico così forte; al di là delle appartenenze politiche, ma oggi esistono le appartenenze politiche?
Leggendo nasce la consapevolezza di essere tutti responsabili per non avere fede, per non amare il senso di appartenenza, per non lottare per i propri ideali. Uno sguardo attento e scevro da pregiudizi nota l'impegno con cui i Gaudinieri-Bruni hanno contribuito al bene comune delle istituzioni nel luogo della società di appartenenza.
Ogni generazione dovrebbe ricercare nelle proprie radici e attraverso le radici risvegliare la speranza che porta al senso di responsabilità. In questo la giovanissima Micol Bruni è stata brava e attenta nel riuscire a fare incontrare e dialogare due generazioni: un padre ed una figlia. Due generazioni che dialogano per capirsi, parlano per ascoltarsi, scrivono per incontrarsi.
Esempi di continuità, rispetto, amore, dignità, lealtà. Concludendo evidenzio il modello di una famiglia in cui il senso della tradizione resta profondissimo insieme alla devozione per gli affetti. Sotto l'aspetto storico un Risorgimento politico-letterario con una tradizione linguistico-dialettale forte. "I destini si intrecciano e hanno voce ".

* Maria Teresa Alfonso
Dirigente Scolastica Istituto Comprensivo San Marzano - Ta 


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