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martedì 15 maggio 2018

La Inquisizione scagiona Gostanza da Labbiano accusata di stregoneria e guaritrice. La tolleranza della Chiesa cattolica


di Pierfranco Bruni

La stregoneria nella filmografia ha spesso avuto una lettura da Inquisizione. È naturale che i “reati” passati al vaglio dalla Inquisizione sono di diversa natura.
Ci sono stati reati “filosofici”, di superstizione sul piano teologico, di interpretazione scientifica (e qui si toccano personaggi come Bruno, Campanella e Galilei) che hanno uno problematicità più articolata rispetto ad una accusa di magia, stregoneria o di “diavoleria”.
La filmografia sulla Inquisizione va letta attentamente attraverso alcuni parametri che toccano l’elemento critico, e quindi l’indagine ha una sua visione storica, e parametri che vengono sviluppati su una dimensione in cui lo spettacolare prende il sopravvento.
È chiaro che anche in un film che presenta aspetti che potrebbero portare a deduzioni critiche non sono mancati, non mancano, forti risvolti spettacolari. Il modello dello spettacolo è dentro una proposta storica. Perché il cinema senza lo spettacolo non ha una resa accattivante.

Lo spettacolo inteso come azione in una sceneggiatura che deve catturare. Non può essere maggiore nella struttura filmica il dialogare, il pensare – pensiero, l’immagine in sé come modello statico.
L’immagine deve produrre movimento. La gran parte della cinematografia sulla Inquisizione ha la prevalenza dello spettacolo. Lo spettacolo ha resa cinematografica. Ma su un tema come la Inquisizione la valutazione sulla filmografia dovrebbe essere più ponderata. Comunque è pure vero che nello svolgersi dei processi le contraddizioni erano di casa all’interno proprio dei tribunali inquisitori.


Ciò che è accaduto per Gostanza da Libbiano, nata nel 1535 e  morta  certamente dopo il 1594, è una delle tante testimonianze.
Siamo nel 1594 nel gran Ducato di Toscana a San Miniato al Tedesco. Gostanza è  accusata di magia, stregoneria e di praticare riti da levatrice e curatrice.
Venne condannata dal francescano inquisitore Mario Porcacchi, ma venne prosciolta da un altro inquisitore, Dionigi Costacciaro, più anziano e che conosceva molto bene i riti della magia. Il quale capì subito che la confessione era stata estorta sotto tortura e si stava consumando un conflitto tra delazioni e invidie.
Da Porcacchi era stata condannata a morte dopo la sua affermazione “La veruità è che io sono una strega…”. Invece Costacciaro la condanna soltanto a un periodo di esilio dopo averla ascoltata: “Vi chiedo misericordia e domando perdono…”.
Padre Dionigi Costacciaro pare che ebbe a dire, durante il processo, cercando, e ci riuscì, di sollevarla dalla sentenza di morte:
I diavoli – dice padre Costacciaro – sono deputati al fuoco eterno in continuo tormento. Non, come l’imputata ha dichiarato, in tanti tripudi, feste e baccanali… Nell’Inferno, non vi è altro che croci,tormento e fuoco eterno. Dove sono continue ed eterne pene. Dove non si gode, non si sollazza, non si lussuria, non si fanno baccanali d’allegrezza… Il Demonio altri non è se non un angelo caduto. E tutti gli angeli Dio benedetto li ha creati incorporei, senza membro atto alla generazione come gli uomini. Se ne consegue quindi definitivamente che ella ha deposto il falso.
Il processo a Gostanza si svolse nel 1594 in un Tribunale vicariale   dal vicario del vescovo di Lucca, Tommaso Roffia.
Il film a lei dedicato, del 2000, è un ottimo film del regista Paolo Benvenuti, ed è fedele agli Atti processuali contro Gostanza di Libbiano (custoditi nell’Archivio vescovile di San Miniato) ed è stato tratto dal testo di Franco Cardini dal titolo: “Gostanza, la strega di San Miniato” del 1989. Un film contemplante che restituisce una verità alla Chiesa cattolica.
Il film è stato girato in un elegante bianco e nero con una tecnica “memoria”. Gostanza è stata interpretata dalla brava attrice Lucia Poli.  Gli altri interpreti sono Valentino Davanzati, Renzo Cerrato, Paolo Spaziani. La sceneggiatura centrale ci conduce al Castello di Lari.
È un film che si allontana completamente dalle imprese ad effetto. Le scene delle torture non hanno un impatto immediato. Sono ombrate proprio per non creare l’effetto spettacolo anche se si vive tutto l’immaginario e si è dentro un immaginario fatto di toni, di chiaro scuri, e di una voce che ha una sua meticolosa evocazione.
Un film che  è una lezione di tolleranza dopo la tanta spettacolarizzazione cruenta sui fatti di stregoneria.
Un film importate diretto da un bravo regista che è passato attraverso le significative esperienze di altri due film ben marcati positivamente: “Confortorio e Il bacio di Giuda”.
Finalmente un film che si chiude con tale sottolineatura: “Gli eventi narrati in questo film sono realmente accaduti. I verbali del processo a monna Gostanza sono conservati nell’archivio storico del Comune di San Miniato”.

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