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La mostra porta come sottotitolo:
“Quando l’aristocrazia scriveva in dialetto”, che è parte integrante di uno
studio che pone all’attenzione il dialetto calabrese in poesia del colonnello
Agostino Gaudinieri. Alla Mostra, ingresso completamente gratuito, si accede
per appuntamento e su prenotazione.
Infatti poesia e
dialetto è un binomio che è espressione di un modello linguistico
articolato lungo il cammino dei territori. Il dialetto è una manifestazione di
identità e di tradizione. Dopo il servizio andato in onda su Rai Tre dedicato ad
Agostino Gaudinieri si continua a parlare di Agostino Gaudinieri ma sotto un aspetto particolare,
quello del poeta in dialetto di una Calabria contaminata da diversi idiomi che
hanno dato vita ad una antropologia delle lingue.
La mostra è anche accessibile in una
Cartella dedicata alla poesia dialettale di Agostino Gaudinieri. che è stata curata come progettualità grafica da
Anna Montella e articolata sul piano scientifico da Micol e Pierfranco Bruni,
nell’ambito del Progetto Etnie - Letteratura del Mibact.
Gaudinieri era un militare di carriera. Infatti tra i soldati, militari
ufficiali, ricorre spesso il nome di Agostino Gaudinieri. Il Gaudinieri, nato a
Spezzano Albanese il 28 luglio del 1892, che arriverà a rivestire
successivamente il ruolo di Colonnello, viene nominato con Regio decreto del 16
aprile del 1914 Sottotenente di complemento di Fanteria, la cui nomina viene
pubblicata sulla “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” in data 18 maggio
1914, numero 117.
Mentre, due anni dopo, il Ministero
della Guerra con Disposizione sugli Ufficiali in Servizio Permanente, sempre
Arma di fanteria, adotta un provvedimento per la promozione a Tenente con
Decreto Luotenenziale del 24 agosto 1916, Decreto che viene pubblicato sulla
“Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” de 14 settembre 1916, numero 217.
Più volte distintosi per le sue azioni e più volte ferito viene molte volte decorato.
Più volte distintosi per le sue azioni e più volte ferito viene molte volte decorato.
In qualità di Sottotenente di complemento del suo Reggimento di fanteria venne decorato perché “ferito più volte mentre conduceva energicamente il suo plotone in soccorso di altri reparti, non si allontanava dal combattimento. Bosco Cappuccio, 20 luglio
In una ricostruzione sui decorati di
guerra lo storico Ferdinando Cassiani, successivamente citato nello studio di
Alessandro Serra, ebbe a scrivere: “…fra le insidie di Bosco Cappuccio, Agostino
Gaudinieri, magnifica tempra di ufficiale, tre volte ferito, merita la medaglia
d’argento al valore militare” (in Ferdinando Cassiani, “Spezzano Albanese nella
tradizione e nella storia”, 1929 e poi ripreso da Alessandro Serra in “Spezzano
Albanese nella vicende storiche sue e dell’Italia (1470 – 1945)” del
1987.
Agostino Gaudinieri ebbe una carriera brillante sino ad arrivare a colonnello dell’esercito ed ebbe un ruolo particolare sia durante il passaggio dalla Marcia su Roma alle Leggi Fasciste sia durante gli anni del Regime. Sempre al servizio dell’esercito fu un punto di riferimento nell’ambito dei rapporti tra la vita militare, l’attività del Regime ela Monarchia.
Era figlio di una nobile famiglia di Spezzano Albanese, ecco le sue origini Arbereshe (Italo – albanesi). La madre la nobile Amalia Guaglianone e il padre il nobile Mariano Gaudinieri, le cui discendenze risalgono alla nobiltà di Acri tra il tardo Rinascimento e l’età pre Illuminista. Aveva altre due sorelle: Giulia e Marietta e un fratello di nome Domenico.
Fu una personalità importante e imponente nella Calabria trala Prima e la Seconda guerra mondiale.
Visse, dopo i natali di Spezzano Albanese, a Cosenza con proprietà anche a
Mendicino, in provincia di Cosenza.
La sua figura, ben delineata nel saggio – romanzo “Cinque fratelli. I Bruni Gaudinieri. Una famiglia nel destino di una nobilità” (Pellegrini editore), rientra nel quadro delle riproposte di quegli eroi di guerra che hanno combattuto portando alto il vessillo d’Italia. Infatti a Bosco Cappuccio, lungo il fiume Isonzo, si svolse una dura battaglia, che vide l’esercito italiano impegnato in prima fila a difendere il destino della Patria.
Agostino Gaudinieri fu un protagonista di quella “resistenza” in nome dell’Italia. Muore nel 1966. Qui di seguito alcune delle poesie tra Padula e Ciardullo in una ironia che soltanto nel dialetto ha una forte resa espressiva Tra intrecci di vocaboli in uno scenario in cui il dato antropologico è fondamentale al di là della parola stessa. Ma è naturale che lingua (un vocabolario linguistico) e tradizione fanno l’identità letteraria di un poeta. Qui siamo ad una vera e propria esperienza identitaria.
Agostino Gaudinieri ebbe una carriera brillante sino ad arrivare a colonnello dell’esercito ed ebbe un ruolo particolare sia durante il passaggio dalla Marcia su Roma alle Leggi Fasciste sia durante gli anni del Regime. Sempre al servizio dell’esercito fu un punto di riferimento nell’ambito dei rapporti tra la vita militare, l’attività del Regime e
Era figlio di una nobile famiglia di Spezzano Albanese, ecco le sue origini Arbereshe (Italo – albanesi). La madre la nobile Amalia Guaglianone e il padre il nobile Mariano Gaudinieri, le cui discendenze risalgono alla nobiltà di Acri tra il tardo Rinascimento e l’età pre Illuminista. Aveva altre due sorelle: Giulia e Marietta e un fratello di nome Domenico.
Fu una personalità importante e imponente nella Calabria tra
La sua figura, ben delineata nel saggio – romanzo “Cinque fratelli. I Bruni Gaudinieri. Una famiglia nel destino di una nobilità” (Pellegrini editore), rientra nel quadro delle riproposte di quegli eroi di guerra che hanno combattuto portando alto il vessillo d’Italia. Infatti a Bosco Cappuccio, lungo il fiume Isonzo, si svolse una dura battaglia, che vide l’esercito italiano impegnato in prima fila a difendere il destino della Patria.
Agostino Gaudinieri fu un protagonista di quella “resistenza” in nome dell’Italia. Muore nel 1966. Qui di seguito alcune delle poesie tra Padula e Ciardullo in una ironia che soltanto nel dialetto ha una forte resa espressiva Tra intrecci di vocaboli in uno scenario in cui il dato antropologico è fondamentale al di là della parola stessa. Ma è naturale che lingua (un vocabolario linguistico) e tradizione fanno l’identità letteraria di un poeta. Qui siamo ad una vera e propria esperienza identitaria.
La mostra resterà aperta sino a fine
agosto ed è riproducibile oltre che itinerante.
Info. 3453045217
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