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sul blog del Caffè Letterario La Luna e il Drago

mercoledì 27 dicembre 2017

Gli "Scavi di Luce" di Giulio De Mitri nei Percorsi di Archeologia Urbana/Taranto Sotterranea


Le istallazioni ambientali site specific “Scavi di Luce”, realizzate dell’affermato artista tarantino Giulio De Mitri, inaugureranno venerdì 29 dicembre la “Notte bianca dell’Archeologia” a Taranto e resteranno aperte sino al 6 gennaio. 
Necropoli greca di via Marche 
Cripta del Redentore di via Terni

TARANTO – Dal 22 dicembre al 6 gennaio, i siti del circuito gestito dall'ATI (Taranto sotterranea) con il progetto “Percorsi di Archeologia Urbana/Taranto Sotterranea” offriranno un fitto carnet di eventi culturali con visite guidate, didattica, conferenze, seminari, teatro, installazioni ambientali di arte contemporanea, mostre documentarie, e con una significativa giornata clou, la “Notte bianca dell’Archeologia, che si terrà il 29 dicembre p.v.

Gli eventi culturali sono promossi dalle cooperative Ethra, Nove Lune e Polisviluppo (costituitesi in Associazione Temporanea d’Imprese), in collaborazione con l’associazione “Terra” e con la disponibilità della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto.

Gli eventi culturali vivranno il loro momento più importante sia nella Necropoli greca di via Marche che nella Cripta del Redentore di via Terni, con le istallazioni ambientali site specific “Scavi di Luce”, realizzate dell’affermato artista tarantino Giulio De Mitri, che inaugureranno venerdì 29 dicembre la “Notte bianca dell’Archeologia” e resteranno aperte sino al 6 gennaio.

Le due installazioni, fondate su una ricerca profonda nella storia, nella memoria collettiva, nel mito; dalla filosofia greca alla letteratura contemporanea, innescano una serie illimitate di riflessioni: dalla «Necropoli greca del VI-V secolo a.C. che diventa – scrive nel testo di presentazione il critico e curatore Roberto Lacarbonara – la scena di una palingenesi, il riaffiorare di una luce immateriale proveniente dalla fredda compattezza della terra.

 De Mitri rinnova la simbologia della farfalla (in greco psyché) quale corpo che abbandona la propria natura corporea per effetto di una metamorfosi che produce il volo di ali spiegate, colte nell’atto di librarsi verso l’alto. Nella superficie specchiante dell’acciaio riverberano i riflessi della luce, s’insediano le tracce del cielo e dello spazio circostante, manifestando la piena mutevolezza di una plasticità impalpabile.»(…) alla «Deesis bizantina il visitatore viene accolto in un vero e proprio viaggio nella profondità della terra e della storia, testimonia la straordinaria tradizione iconografica cristiana in terra jonica.
Attraverso i dodici gradini che conducono alla tomba a camera di età romana, si giunge nei pressi delle tre piccole edicole semicircolari, un tempo dedite ad accogliere le urne cinerarie. Parte da qui l’incontro con la luce nuova con cui Giulio De Mitri incede nello spazio sacro dell’ipogeo.» (…)



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