con progetto grafico di Anna Montella
MARIA TERESA ALFONSO
La
scuola, soprattutto infanzia e primaria, deve essere promotrice di un’azione
educativa che compensi un ambiente familiare carente. I dialetti sono la lingua
dei nostri padri ed erroneamente vengono considerati sottoprodotti della lingua
italiana, ma hanno invece, le loro radici altrettanto nobili e derivano da
popolazioni remote che hanno attraversato il nostro territorio. Spini si fa
sostenitore del “bilinguismo naturale“ cioè della parlata locale coniugata con
l’apprendimento della lingua ufficiale, considerata come seconda lingua. Una
comunità privata della sua lingua genera una cultura sterile.
Il
dialetto è una caratterizzazione delle lingue orali che vivono nei territori e
diventano una espressione della scrittura proprio lungo i percorsi letterari.
I
testi di Agostino Gaudinieri sono un modello di una particolarità linguistica
che pone al centro una koinè in cui il dialetto della Calabria si intreccia con
le forme dialettali di tutto il Sud. Un Sud che parla una contaminazione quasi
"meticciata" in cui il dialogare diventa didattica della conoscenza
delle varie parlate. Qui ci troviamo di fronte ad una poesia nella quale l'uso
della contaminazione è predominate.
La
discussione verte proprio sul rapporto, in questo caso specifico, tra
l’italiano e il dialetto
Qualsiasi nostra esperienza è fondata su un sistema di comunicazione e di espressione.
La lingua verbale, tra gli altri tipi di lingua, è quella che occupa una
posizione privilegiata, costituisce il mezzo per eccellenza attraverso il quale
possiamo capire gli altri e farci capire. Skinner considera il linguaggio
come un meccanismo acquisito attraverso sistemi di condizionamento. De
Saussure ha definito il linguaggio come capacità di astrazione e dissociazione
che stimola la possibilità intellettiva.
In Italia, rispetto ad altri paesi europei, vi è una presenza maggiore di dialetti,
afferma Tullio de Mauro, le cui origini vanno ricercate nei vari eventi
storici.
La cultura
del colonnello Gaudinieri è un punto importante, perché è riuscito a
focalizzare la "calabresità", ma parimenti ha assorbito elementi
linguistici di altri territori.
Si
nota, appunto, un intreccio e un incontro che pongono come forma comunicante
una "sperimentazione", che è consona a chi è riuscito a capire che la
lingua italiana è dentro la pedagogia dei dialetti.
Le
Cartelle hanno una finalizzazione didattica rivolta alla conoscenza della
storia, della lingua, delle forme e delle immagini. Si sottolinea l'eleganza
delle immagini nel progetto grafico di Anna Montella che hanno una loro
notevole importanza.
Così
come si enuclea nella ricerca di Micol e Pierfranco Bruni il senso di un
confronto tra storia e linguaggi.
L’
atteggiamento nei confronti del dialetto, o meglio dei dialetti nel nostro
Paese, da parte della cultura ufficiale, è sempre stato riduttivo. Fu Giuseppe
Lombardo Radice a valorizzare la cultura popolare e la sua lingua
(Lezione di didattica 1923). La crociata dialettale rispecchierà, ancora,
i programmi del 1955. La scuola oggi, come afferma Passeron, non crea mobilità
sociale ma amplifica le differenze sociali anziché ridurle.
Infatti
il lavoro che qui si presenta nasce
chiaramente anche dallo studio che è
stato realizzato nel libro "Cinque fratelli" (Pellegrini editore),
nel quali si racconta la vita della famiglia Bruni - Gaudinieri e la funzione
di Agostino Gaudinieri, militare e intellettuale - storico, ha giocato un ruolo
significativo.
La
poesia dialettale, nei territori, assume immediatamente una valenza di
trasmissione di sentimenti attraverso i codici linguistici. I testi di
Gaudinieri pongono proprio questo immaginario come attrazione
demoetnoantropologica.
"Demo"
ed "Etno" sono due codici didattici e pedagogici che dialogano con le
antropologie dei territori.
In
virtù di ciò la poesia ha la trasparenza del "sapere" linguistico in
una esperienza profondamente emozionale. Una lettura utilissima anche nel mondo
della scuola, soprattutto per chi lavora in un territorio in cui la cultura
popolare è intrecciata con visioni etniche e tratteggi dialettali forti. Non
bisogna dimenticare che Agostino Gaudinieri è una presenza nella storia Italo
Albanese. Egli, infatti, è nato in una comunità dell'Arberia calabra: Spezzano
Albanese. Le sue radici sono parte sostanziale del suo modulare le dialettiche
culturali.
Utilizzare le
varie realtà linguistiche come risorsa e non come ostacoli, può integrare
l’azione didattica su esperienze di analisi e di ascolto del parlato,
rispettando le espressioni di ciascuno nella classe, nella produzione e
nella creazione.
Il principio
della valorizzazione del patrimonio linguistico - culturale di appartenenza
vale per tutti: italiani e stranieri.
Questo può,
quindi, essere utile a far integrare meglio coloro che non hanno le loro radici
in Italia, e far scoprire l’uguale dignità per restituire la fiducia
nella propria comunità e la fierezza delle proprie origini. L’obiettivo di
questo lavoro è ben definito nelle articolazioni poste.
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